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“Al dèg pian ma a sum ste furtunè: nueter a stòm a l’elta”. Giorno 9 dall’alluvione, il diario di una volontaria

da | Gen 27, 2014 | Che da nuatar, Notizie, Ultime news | 0 commenti

Immagine“Arriva dalla strada una donna sull’ottantina e gli dico: Ma come? Ha appena finito a casa sua e viene ad aiutare qui? Come state adesso a Bomporto?  Lei risponde: al dèg pian ma a sum ste furtunè: nueter a stòm a l’elta”.  Elena Valentini è una delle centinaia di volontari che ieri è andata a ripulire dal fango la Bassa alluvionata. Ecco cosa scrive.“Pensavo che bastasse andare a Bastiglia ad aiutare per scacciare la tristezza…

Partiamo da Soliera in 5 e, arrivati a San Prospero diventiamo una sessantina. Prendiamo gli attrezzi, ci dividiamo in gruppetti e partiamo.
Nella grande casa di campagna mezzo arredamento è fuori nell’aia ad asciugare.
Tutto è color grigio fango.
In cromoterapia il grigio è tristezza. Penso al film “La Storia Infinita” e vedo Atrejus nella “Palude della tristezza”: nella palude tutto era grigio. Il cavallo non ce l’ha fatta: si è lasciato scivolare nel fango.
Penso a questo mentre con la tira-acqua sposto il fango dai pavimenti. Che sollievo vedere riemergere i colori. Spalo più veloce che posso perchè le stanze sono tante e le case sono tante.
Non vorrei mai che i miei vicini bastigliesi facessero come il cavallo di Atrejus.
Li guardo: chiacchierano allegri, non sembrano nemmeno stanchi, né provati dai tre giorni passati nelle stanze al piano superiore senza luce nè riscaldamento, col cellulare scarico e nessuna possibilità di ricaricarlo.
Sono allegri: decisamente sono come Atrejus, ce la faranno.

Vado a fumare una sigaretta nel giardino-acquitrino. Arriva dalla strada una donna sull’ottantina credo e mi dice:
ho sentito su internet che c’è bisogno di qualcuno che prenda i vestiti e li riporti puliti. Me a ghò la lavatrice libera, a son gnuda a tor quèl, sa ghè bisògn.
Io: sì, ne saranno felici, chieda a quella signora. Lei da dove viene?
Lei: sono di Bomporto
Io: Ma come? Ha appena finito a casa sua e viene ad aiutare qui? Come state adesso a Bomporto?
Lei: mi guarda complice, intreccia le dita e risponde: al dèg pian ma a sum ste furtunè.: nueter a stòm a l’elta
traduco:(lo dico piano ma siamo stati fortunati: noi abitiamo in alto).
Dovevo sembrare ebete: continuavo a guardarla e mi chiedevo se capivo ancora bene il dialetto: fortunati?

IO sono fortunata ad essere nata fra questa gente!

Stavo ancora finendo di pulire il bagno quando i miei compagni volontari mi hanno detto che era ora di andare.
E’ tornata la tristezza: non ho fatto niente confronto a quello che c’è ancora da fare e durante la settimana non ce la farò a venire qui.
Cammino lenta verso la macchina, un po’ per la stanchezza, un po’ per gli stivali di gomma di 5 numeri più del mio, un po’ perchè guardo le case e in ognuna la stessa scena: gente che spala fango coi cortili pieni di cose grigie.
La gente ci grida “Grazie”! dall’altra parte della strada.

Han detto che mercoledì nevicherà
Cos’è il bianco in cromoterapia?”

Elena Valentini

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