“Secchia. Argine. Evacuare. Vieni a Marzaglia”. La telefonata mi sveglia all’improvviso domenica mattina, poco dopo le dieci. Ricordo solo queste parole. Con gli occhi ancora impastati di sonno cerco di riordinare le idee; caffè, divisa, zaino.
Stivali? Sì dai, metti che servano. Spiego al volo la situazione ai miei genitori ed esco. “Stai attenta” mi dice mia madre. E in un attimo torno con la mente a maggio 2012.
Lungo la strada, con una telefonata mi esortano a fare in fretta: in quel momento capisco che la situazione è più grave del previsto.
Il CUP di Marzaglia, sede del Gruppo Comunale Volontari Protezione Civile di Modena, è gremito di persone e nonostante la confusione in pochissimo tempo veniamo registrati e destinati: San Matteo, bisogna evacuare il pensionato Villa Anna.
Io e altri colleghi partiamo con due pullmini, ai quali successivamente si aggiungerà una nostra ambulanza incontrata lungo il percorso.
Molte strade sono chiuse, passiamo per una Bastiglia non ancora raggiunta dall’alluvione, poi a un certo punto la vediamo: acqua. Ovunque. Ci ritroviamo circondati da fango, campi completamente allagati e case isolate. La visione ci spiazza, rimaniamo senza parole: qualche ‘mamma mia’ riempie il silenzio, ma nient’altro.
Arrivati sul posto ci mettiamo a disposizione dei Vigili Del Fuoco: c’è chi aiuta durante la staffetta umana, chi predispone i mezzi, chi si prende cura dei pazienti e scambia due chiacchiere con loro mentre aspettano di essere evacuati.
Fa freddo, l’acqua entra negli stivali diventati ormai inutili.
Un signore più volte mi chiede di portarlo via in fretta, di andare “in un posto in cui non c’è acqua perché ho paura“.
Il livello continua a salire, la sirena di allarme di Villa Anna suona a ripetizione. Ci viene detto di fare in fretta perché potrebbe sorprenderci un’altra piena. Nonostante il caos e la concitazione, l’evacuazione va per il meglio e in un’ora siam fuori.
Scaricati i pazienti all’ospedale di Baggiovara facciamo ritorno a Marzaglia: siamo stanchi, infreddoliti e bagnati, ma dopo una tazza di the caldo ci rimettiamo a disposizione.
“Andate a casa, riposatevi”, ci viene detto. E così, lasciato il fango alle spalle, facciamo ritorno.
I giorni seguenti prestiamo servizio nel centro di smistamento di Modena Est, in quello di accoglienza di Gesù Redentore e al CUP di Marzaglia: mentre i nostri colleghi lavorano sul posto noi registriamo sfollati, gestiamo l’assistenza e aiutiamo il coordinamento regionale di Protezione Civile ad organizzare le squadre che operano sul territorio.
L’acqua pian piano si sta ritirando, molte persone sono tornate a casa. Ma c’è ancora tanto da fare.
Mariagiulia Nozzi, volontaria Croce Blu Modena