“Continua la mistificazione perpetrata dalla Regione Emilia-Romagna e dal Ministero dell’Ambiente preoccupati di calmare il clamore suscitato dalla loro evidente volontà di mantenere in vita gli impianti di incenerimento in Emilia-Romagna”.
E’ l’esordio della lettera indirizzata al presidente della Regione Emilia-Romagna, Vasco Errani e sottoscritta dal consigliere Andrea Defranceschi e dai portavoce del Movimento 5 Stelle per Camera e Senato Maria Edera Spadoni, Michele Dell’Orco, Vittorio Ferraresi, Giulia Sarti e Michela Montevecchi, Maria Mussini, Elisa Bulgarelli.
“Il presidente Errani -prosegue la nota- pochi mesi fa ha “dimissionato” l’assessore regionale all’Ambiente Sabrina Freda -rea di aver pubblicamente dichiarato che in regione al 2020 sarebbero sufficienti solo 2-3 impianti contro gli 8 attualmente presenti- senza peraltro sostituirla ed avocando a sé le deleghe: questo probabilmente per non avere interferenze nella gestione di una delicata partita che vede coinvolti gli interessi delle ex-municipalizzate. Il Piano Regionale attualmente in discussione continua a prevedere lo spegnimento di solo 1 impianto al 2020 nonostante le proposte concrete avanzate dai sindaci -in prima linea Forlì e Parma- che, attraverso un progetto alternativo e concreto, assicurano che basteranno solo 2 impianti fino al 2020″.
I firmatari della lettera si concentrano sulla nostra città, citando la percentuale di raccolta differenziata. “Queste previsioni di riduzione dei rifiuti urbani nei prossimi anni non vengono assolutamente prese in considerazione nonostante stiano raggiungendo livelli di eccellenza. Parma in pochi mesi è passata dal 48 al 58% di raccolta differenziata: questi risultati di rifiuto residuo a smaltimento la portano a essere il miglior capoluogo della Regione. I Sindaci dell’Emilia Romagna sono arrivati a Roma per ribadire la propria contrarietà ad un piano nazionale che di fatto renderebbe nulli gli sforzi delle amministrazioni locali e dei cittadini che quotidianamente si impegnano per la raccolta differenziata. Ma tutto ciò non interessa alla Regione che si pone invece alcune domande. Perché insistere su un piano poco ambizioso? Dove trovare i rifiuti che mancano per mantenere in funzione alla massima capacità gli impianti? Chissà, magari ricorrendo ai rifiuti speciali di produzione delle industrie oppure aprendo la regione a rifiuti di tutt’Italia.
Hera e Iren sono società private con quote pubbliche in cui siedono molti personaggi legati alle amministrazioni locali scelti per lo più in base alla propria appartenenza di partito piuttosto che alle proprie competenze. La Regione Emilia-Romagna e gli enti pubblici dovrebbero occuparsi della pianificazione dei rifiuti urbani invece di garantire il profitto a queste società che vivono, di fatto, in un mercato protetto. Chi protegge invece i cittadini? Non certo hERRANIren.