Una circolare esplicativa del Ministero della Giustizia evita il rischio paralisi del mondo dell’associazionismo sportivo: ne danno notizia i parlamentari modenesi del Pd Manuela Ghizzoni e Stefano Vaccari che, insieme all’intergruppo parlamentare sullo sport, avevano scritto in proposito una lettera al premier Renzi. “L’obbligo di richiesta del certificato penale – spiegano Ghizzoni e Vaccari – si applica solo a forme di collaborazione strutturate all’interno di un definito rapporto di lavoro. Ovvero gli enti e le associazioni di volontariato sono tenuti a richiedere il certificato per i soggetti con cui stipulano un contratto di lavoro ma non per gli operatori che collaborano con loro a titolo volontario”.
E’ stata chiarita in via interpretativa, grazie a una circolare del Ministero della Giustizia, la questione relativa all’obbligo dei certificati penali per coloro che a vario titolo entrano in contatto con minori che, se applicata in maniera pedissequa, avrebbe rischiato di paralizzare il mondo dell’associazionismo sportivo. L’obbligo del certificato penale è stato disposto da una norma contenuta nel decreto legislativo n. 39 del 2014 in materia di lotta contro l’abuso e lo sfruttamento sessuale dei minori e la pornografia minorile che stabilisce anche una scadenza ravvicinata: il 6 aprile. Sulla questione erano intervenuti anche i parlamentari modenesi del Pd Manuela Ghizzoni e Stefano Vaccari che aveva firmato una lettera promossa dall’intergruppo parlamentare sullo sport indirizzata al presidente del Consiglio Renzi. “La circolare del Ministero della Giustizia – spiegano Ghizzoni e Vaccari – chiarisce che l’obbligo di richiesta del certificato penale si applica solo a forme di collaborazione strutturate all’interno di un definito rapporto di lavoro. Ovvero gli enti e le associazioni di volontariato sono tenuti a richiedere il certificato per i soggetti con cui stipulano un contratto di lavoro ma non per gli operatori che collaborano con loro a titolo volontario. Inoltre si può ricorrere ad un’autocertificazione in attesa del rilascio del certificato”. In nome di un sacrosanto dovere di controllare chi si trova a lavorare con i minori, si rischiava di immobilizzare un mondo che ha fatto del servizio ai minori la propria missione: “Grazie alla mobilitazione del mondo sportivo – concludono Ghizzoni e Vaccari – siamo riusciti ad evitare che un provvedimento, giusto nel merito, generasse ulteriori problemi e rischi di multe salatissime alle società sportive di base, già alle prese con una serie di oneri quotidiani”.