“Partiamo da ciò che è ovvio: nel mondo dei normodotati, per regolare i rapporti tra le persone, una comunità si dota di leggi e norme che riguardando l’intera collettività, sono universali. Qui la priorità è la comunità. Nel mondo dell’invalidanza, che è una dimensione della vita, la norma deve invece essere soggettiva, perché i bisogni sono soggettivi ed è quasi impossibile tramutarli in norme di valore più universale. Di conseguenza occorrerebbe che la parte normodotata della società prendesse atto che per tutelare la vita dell’uomo invalido occorre assumere il suo progetto di vita individuale. E che le norme, le strutture riferite a questo progetto di vita diventino prioritarie rispetto alle leggi del normodotato e non, come avviene ora, il contrario. Il tutto nella logica del minore, di chi esprime maggiori bisogni. L’uomo è quindi al centro dei bisogni, sempre in evoluzione, per affrontare i quali utilizza strumenti e servizi anche collettivi. Ponendo l’attenzione all’invalidanza la si porta, di conseguenza, sull’intera società, senza esclusione alcuna”.
Prende avvio da questa considerazione la lettera aperta che l’Anmic (associazione nazionale mutilati e invalidi civili) di Modena invia, per voce del presidente Ottorino Gelmini, a tutti candidati sindaci nei comuni della provincia alle prossime elezioni amministrative del 25 maggio.
“Il progetto di vita individuale – afferma ancora Amnic – ha come linee guida le autonomie e le competenze soggettive, quello cioè che una persona riesce a fare e quello che sa fare. Sforzo di tutta la società dovrà essere il ricollocare i progetti di vita individuali rispetto al territorio e alle singole comunità. Per questo, nell’indirizzarci a quanti si sono messi in gioco in vista delle prossime elezioni per amministrare nei prossimi anni le nostre città, riteniamo imprescindibili l’attenzione e la sensibilità che dovranno essere poste nell’organizzare i nostri territori e il vivere delle nostre comunità nell’ottica dei progetti di vita individuali espressi da quanti necessitano di maggiori risposte per i loro bisogni. Ci sostiene, nel proporre queste considerazioni all’attenzione dei candidati sindaci e dell’intera comunità modenese, la convinzione che il dolore non ha rappresentatività partitica e men che meno una differenziazione di merito specialistica, determinata cioè dalla differenza tra le varie patologie e la constatazione che l’invalido non è mai una persona sola ma, accanto a lui, c’è sempre una famiglia, una comunità”.
Il mondo dell’invalidanza modenese conta, a vario titolo, 80 mila persone. Le origini dell’invalidità sono diverse: patologica (per nascita), accidentale (acquisita negli anni), incidentale (a seguito di infortuni). A queste tre origini si aggiunge quella anagrafica: la quota della popolazione modenese over 65 anni che conta circa 60 mila persone. I modenesi che rientrano tra i bisogni espressi dall’invalidanza sono così circa 140 mila.
“Ferme restando le risposte ai bisogni, che pure esistono, riteniamo necessario oggi che ci si attivi in termini innovativi per riprogettare il mondo dell’invalidanza e dell’assistenza, riconsiderando in ragione della dignità e non della diversità, il concetto di sussidiarietà, che dà risposte solo effimere a a bisogni che sono reali e permanenti. Occorre, in ultima istanza, riparametrare i servizi passando dal concetto di diversità a quello di normalità, perchè se un servizio è pubblico deve infatti essere tale per tutti, equamente distribuito sul territorio. Occorre sviluppare infine progetti non per l’oggi ma per il futuro, nell’ottica di una società migliore. Abbiamo il coraggio – conclude Ottorino Gelmini – di scollegarci da superate visioni e di immaginarci una possibile nuova realtà? Perché solo così passeremo da un status riformatore ad uno status di innovazione con la convinzione che non c’è speranza nel futuro se non c’è fiducia nel presente”.
Nel concludere la lettera con i ringraziamenti al Terzo settore e al volontariato non istituzionalizzato, determinato dalla sensibilità civica e della volontà dei singoli “senza i quali la qualità sociale sarebbe ben poca cosa” e “auspicando un risveglio delle coscienze e una elevazione delle consapevolezze”.
Il progetto Sos
La riflessioni portate da Anmic all’attenzione dei candidati sindaci nascono nell’ambito del progetto Sos (Sollievo Sociale) il cui scopo principale è quello di promuovere il riconoscimento della disabilità e fornire assistenza e consulenza qualificata in relazione ai bisogni dei disabili e delle loro famiglie, coinvolgendo anche la società civile. “Un progetto ambizioso – afferma il presidente Anmic – ma necessario perché ha l’obiettivo di costruire insieme una nuova società più attenta e rispettosa delle diversità, nel principio dell’egualità sociale”. Sono diverse le aree d’intervento di Sollievo Sociale: dalla tutela della persona e della famiglia alla sensibilizzazione della collettività, dalla rappresentanza e visibilità nei rapporti con istituzioni, enti e mondo del volontariato alla promozione di iniziative a sostegno del disabile in ambito sanitario, scolastico, lavorativo e nei servizi sociali. Nel progetto Sos rientrano azioni mirate ad assicurare un supporto tecnico sull’accessibilità urbana, i trasporti e la casa oltre a progetti specifici sulla riabilitazione della dislessia e uno sportello handicap nelle scuole modenesi, all’università, e presso i distretti sanitari, il “Progetto zero” per l’assunzione in carico, diretto, del percorso di vita protetta presso i distretti sanitari, la realizzazione di una foresteria solidale a Fanano e il progetto Asi, a Carpi, riguardante gli impianti cocleari. Tra le altre iniziative, il conferimento di due borse di studio annuali per studenti universitari finalizzate alla realizzazione del primo libro bianco sull’invalidanza nel modenese. Già attivato, invece, lo Sportello Immigrati presso presso la Casa delle Associazioni di via S.Marone a Saliceta S.Giuliano per offrire servizi di patronato sociale e fiscale ai cittadini stranieri (pratiche di regolarizzazione, documentazione per l’accertamento dell’invalidità, servizi vari di natura tributaria…).
Ampie le adesioni a Sollievo Sociale: enti e istituzioni (dalla Prefettura alla maggioranza dei comuni modenesi, passando per Camera di Commercio e Università.), le diocesi di Modena e Carpi, le Caritas e l’istituto Charitas, sindacati, associazioni di volontariato e di famiglie di disabili.