LA STORIA. Non è la prima volta che la corsa rosa passa per la Bassa e, martedì, porterà punti per i ciclisti che mirano alla maglia rossa. Ma nel 1970 ci fu anche un finale di tappa allo sprint in piazza Costituente.
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- di Simone Carpanini*
Il Giro, si sa, entra nelle case degli italiani, non solo degli appassionati. Letteralmente una volta, e neanche tanto tempo fa, come quando all’epoca di Coppi e Bartali o durante l’epopea di Merckx i gregari più fidati o i corridori più sfiniti dalla fatica si fermavano dentro ai bar saccheggiando frigoriferi e vetrine o invadevano cortili e aie di agricoltori chiedendo addirittura se le galline avevano fatto uova già sode. E talvolta si portava via ciò che si poteva (la leggenda di inizio anni ’60 narra di una bottiglia di ‘pummarola’ data per sbaglio da un giovanissimo Vittorio Adorni al suo capitano Federico Bahamontes con relativa strigliata dello spagnolo) lasciando il conto a Vincenzo Torriani, per decenni padre del Giro d’Italia e soprattutto ignaro debitore di quelle circostanze galeotte.
Il ciclismo è cambiato da allora, proprio come è cambiata la concezione di ideare e disegnare le tappe: in principio si andava da una grande città all’altra, seguendo una sorta di linea d’aria diretta o scegliendo la via più comoda a mo’ di ViaMichelin (la sede di arrivo era quasi sempre anche quella di partenza l’indomani), poi si cominciò a pensare a percorsi allungati appositamente per omaggiare, con l’attraversamento della carovana rosa, zone care a personaggi storici e sportivi o teatro di avvenimenti di rilievo, cui magari cadeva la ricorrenza in quel giorno o anno.
Bene, la 10a tappa del 97^ Giro d’Italia di martedì 20 maggio che va da Modena a Salsomaggiore Terme ne è un chiaro esempio: sulla carta il nostro capoluogo e la cittadina termale parmense sono più vicine dei 173 km che invece la tappa prevede ma l’organizzazione ha voluto giustamente allungare il tragitto facendo passare i corridori dalle zone colpite dal sisma del 2012, di cui ricorre, proprio il 20 maggio, il secondo anniversario della prima scossa.
Lo sport, inteso come gioco e divertimento nel vero senso della parola, al netto degli interessi economici o speculazioni, ha sempre avuto il potere di rallegrare, seppur parzialmente, persone che convivono ancora con il dolore o con le conseguenze di drammi passati e il passaggio del Giro nella Bassa modenese deve essere vista in questo senso. Per la verità già 2 anni fa, il 4 luglio, il Giro Donne aveva dedicato alle terre colpite proprio la Modena-Salsomaggiore, 6a tappa di quell’edizione (allora i chilometri erano 109 passando per la zona di Formigine), grazie anche all’appoggio di “Rock NoWar” che raccolse i fondi mettendo all’asta le 5 maglie delle varie classifiche.
Il transito nella Bassa modenese tuttavia non passerà del tutto inosservato dal punto di vista prettamente agonistico: dopo 60,9 km di gara, a Mirandola, sarà posto il traguardo volante di giornata (valido per la maglia rossa della classifica a punti), da cui potrebbe passare per primo un drappello di fuggitivi piuttosto che il gruppo compatto. Dopo Concordia sul Secchia la corsa rosa lascerà la nostra provincia per entrare fugacemente in quella mantovana (a Moglia), passare subito in quella reggiana (all’altezza di Reggiolo) per poi fare rotta verso il Parmense (Sorbolo il primo paese attraversato) e Salsomaggiore Terme, in cui i velocisti dovrebbero giocarsi le proprie carte.
Mirandola, già. Una vita fa, nel giugno 1970, la città dei Pico fu scelta come sede dell’arrivo di una tappa e della partenza di quella successiva. Fu il primo paese della provincia, Modena a parte, ad accogliere il Giro con un traguardo: da allora, se si eccettua Carpi, mai il Giro ha chiuso una tappa o scelto la partenza di una successiva nella Bassa modenese, privilegio invece capitato a Cento e Pieve di Cento nel 1995. Tanti passaggi, ma in piazza Costituente ricordano così solo l’arrivo di quella 15° tappa che, il 2 giugno 1970, vide imporsi allo sprint Marino Basso su Reybrouck e Grassi. Due anni più tardi, Basso sarebbe diventato campione del mondo.
Ancora poche ore e poi il Giro finalmente entrerà nelle nostre case. Lasciamogli aperte porte e finestre.
(* Simone Carpanini, giornalista esperto di ciclismo – di cui è anche un praticante – e pallavolo, conduce Domenica Lunatica sul canale televisivo SportEmilia e ha collaborato anche con L’Informazione di Parma e Modena Qui).