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“Tellurica” fra gemme e occasioni mancate: recensione, foto e trailer

da | Mag 21, 2014 | In Primo Piano, Mirandola, Cinema, Recensioni, speciale terremoto | 0 commenti

Il film del collettivo Sisma Emilia, proiettato ieri in anteprima a Mirandola, porta sugli schermi dieci cortometraggi autonomi in cui i registi, ognuno con il proprio stile e la propria sintassi narrativa, raccontano i terremoti emiliani da diversi punti di vista. Con riferimenti più o meno ricercati, episodi riusciti e altri un po’ troppo pretenziosi, ma con, in fondo, un’umanità degna di essere mostrata: ecco come lo ha visto SulPanaro.net.

tellurica_you_had_to_be_thereTellurica si apre con You had to be there di Domenico Guidetti, su soggetto e sceneggiatura di Luca Speranzoni. E’ girato a Finale, e lo straniamento iniziale derivato dall’orario di riferimento delle scene lascia intuire uno sviluppo in cui si attende il capovolgimento di senso. Che avviene e non delude. Applausi.

tellurica_respiroUn po’ meno convincente è Il Respiro del Gigante, il secondo episodio, firmato da Emanuele D’Antonio. Riflessivo quanto basta (rapporto uomo-natura) ma lentissimo anche per durare solo dieci minuti, annoia il pubblico di Mirandola che si risveglia – sensazione per qualcuno anche sgradevole – quando il boato del terremoto fa quasi letteralmente tremare la piazza. E’ una licenza poetica, ma un errore filologico, perché è girato in Appennino, a Piandelagotti, dove quel rumore non l’hanno nemmeno sentito…

tellurica_lettereForse più facile il terzo episodio, Lettere dal fronte di Roberto Cavana, che in qualche modo – con tutti i distinguo narrativi del caso, ma qualche riferimento lo si respira – fa il verso a La vita e bella trasferendo l’esperienza del terremoto negli occhi di alcuni bambini e dei loro giochi.  Girato a Camposanto, con una bellissima fotografia, dei dieci è l’episodio più colorato e vivace.

tellurica_radioIn Shell Shocks Radio di Carlo Battelli, l’episodio numero quattro, viene facile immedesimarsi, a causa della claustrofobia traumatica che in tanti hanno sperimentato sulla propria pelle in quei giorni. Il protagonista dell’episodio di Battelli la estremizza, ma funziona, così come quell’esultanza finale su un episodio calcistico del 2012 che, purtroppo, verrà ricordato molto più del nostro sisma.

tellurica_roveretoDecisamente più concettuale Happy Birthday Rovereto di Nicola Xella (il quale peraltro firma le riprese di tellurica_4.04diversi episodi), il quinto della serie, quello che porta con sé il maggiore scarto semantico. Singolare invece il sesto episodio, 4:04 di Marco Maselli, che sceglie la tecnica dell’animazione e, anche per questo, stacca dagli altri e fa il gioco di Tellurica, nel suo insieme, spezzando la continuità della narrazione dopo l’episodio borderline di Xella.

tellurica_wangL’ottavo episodio, Wang di Mirco Marmiroli, inganna. Girato a Camposanto, racconta la quotidianità di Wang, appunto, cittadino di origine cinese, proprietario di un bar. Letto, sveglia, lavoro: tutti i giorni, una delle migliaia di vite sconosciute, coi suoi drammi, spesso ignorate qui, dove la comunità cinese è enorme e solo in parte integrata. Il flusso di pensieri (in cinese, sottotitolato), interpreta il dramma. Pur romanzato, lascia intuire a tanti una morte dimenticata, di cui non si sa sostanzialmente nulla, quella di Zhou Hong Li, cittadino cinese morto nel crollo della sua abitazione a Mirandola durante il nostro sisma. Ma Marmiroli si perde nell’internazionalismo, nel pretendere di dare il respiro di denuncia sociale inserendo il riferimento alla legge cinese sul figlio unico, legge (certo disumana, per la cronaca) che come eccezione permette alle coppie di avere un altro figlio se il primo è morto in un terremoto. Forse un’occasione persa, nel merito della nostra tragedia.

tellurica_occasioneL’occasione è invece il titolo del settimo episodio, di Corrado Ravazzini, ambientato a Novi e basato su un racconto di Antonio Borelli. Una storia in cui riconoscersi, per chiunque abbia camminato su vetri e cocci, sbalzato fuori di casa quella maledetta notte. Il riferimento al vino non consumato ma serbato per un’occasione particolare riporta ad un’ode di Orazio (quella nota come Carpe Diem) in cui il poeta latino invita a “depromere Caecubum cellis avitis” tirare fuori il Cecubo, appunto un vino pregiato, dalle cantine secolari. Goderne subito, insomma, senza aspettare.

tellurica_time_not_foundTellurica si chiude con 404 Time Not Found di Giuseppe Ferreri e L’anniversario di Francesco Barozzi, distanti dal punto di vista del racconto due anni ma simili nell’amarezza di fondo. Quella di una coppia che vive il momento della paura, in cui il guardarsi negli occhi è insieme forza, sostegno, incredulità tellurica_anniversarioe necessità,  e quella di un uomo che, ormai, può vivere di ricordi e, fra gli ultimi che gli rimarranno, ci sarà quello, sanguinante, di una casa, la sua, che non c’è più. In quest’ultimo caso, il cameo di Roberto Herlitzka (che fu un eccellente Aldo Moro in Buongiorno Notte di Bellocchio) merita in fondo di essere considerata l’icona dell’intero film collettivo.

Il trailer ufficiale

La serata di Mirandola

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