“«La Commissione ritiene altamente improbabile che le attività di sfruttamento di idrocarburi a Mirandola e di fluidi geotermici a Casaglia possano aver prodotto una variazione di sforzo sufficiente a generare un evento sismico “indotto”. L’attuale stato delle conoscenze e l’interpretazione di tutte le informazioni raccolte ed elaborate non permettono di escludere, ma neanche di provare, la possibilità che le azioni inerenti lo sfruttamento di idrocarburi nella concessione di Mirandola possano aver contribuito a “innescare” l’attività sismica del 2012 in Emilia». Eccola, a volerla proprio cercare, l’ambiguità. Non si tratta di un’ambiguità scientifica: in scienza non si può escludere significa più o meno non ti posso dire di no, capiscimi, perché il rischio zero non esiste, perché io vivo di dubbio, perché sono laico e illuminista, ma al momento non posso proprio dirti di sì e ritengo assai improbabile che sia come stai cercando di farmi dire. Qui poi si precisa bene che, semmai, si tratta di un innesco di un terremoto che prima o poi sarebbe avvenuto”.
Sono le valutazioni che la giornalista scientifica Silvia Bencivelli fa dopo la lettura delle 200 pagine del rapporto Ichese. Un articolo davvero ben fatto e interessante, da leggere con accuratezza.
Prosegue la Bencivelli. “Certo, poco sopra si diceva che è molto improbabile, ma molto improbabile non è come dire impossibile ed è semmai come dire non si può escludere. Anche perché oggi nessuno scienziato di buon senso scriverebbe mai che un evento è impossibile, tantomeno se si tratta di una situazione grave e dolorosa come quella di un terremoto e con i precedenti giudiziari aquilani a cui forse non è inutile alludere.
Infatti il rapporto chiosa: «La predizione dei terremoti è come la ricerca del Santo Graal alla quale si sono dedicate generazioni di studiosi, e mentre si sono fatti significativi progressi nel campo della previsione probabilistica, al momento non è possibile predire in modo deterministico e affidabile quando e dove ci sarà un terremoto e quale sarà la sua intensità». E poi: «Va comunque considerato che tutto l’orogene appenninico sottostante la pianura padana è sismicamente attivo ed è quindi essenziale che alle attività produttive vengano associate azioni appropriate che contribuiscano a gestire il rischio sismico inerente queste attività». Seguono indicazioni per il futuro, per la difesa delle attività economiche, ma anche per la difesa di tutti noi. Si tratta soprattutto di indicazioni per la ricerca scientifica e per la politica che questa ricerca dovrebbe sostenere, ma anche per il monitoraggio delle attività industriali ed estrattive, che nel nostro paese è carente.
Niente di segreto, niente di ambiguo. Viene da chiedersi che cosa sarebbe successo se il rapporto fosse stato tirato fuori da quel cassetto prima (o indipendentemente dal fatto) che Science decidesse di farci lo scoop”.
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