Benvenuti nell’archivio di sulpanaro.net
Qui sono disponibili tutti gli articoli pubblicati del nostro quotidiano dal 1/1/2015 al 30/6/2020
Tutti gli articoli successivi al 30/6/2020 sono disponibili direttamente sul nostro quotidiano sulpanaro.net

Nuova legge elettorale: in Regione niente listino e solo 2 mandati per il presidente

da | Lug 22, 2014 | Ultime news | 0 commenti

L’Emilia-Romagna ha una nuova legge elettorale, che prevede un sistema  di “tipo misto”, vale a dire un “proporzionale a premio di maggioranza variabile”, con l’attribuzione dell’80 per cento dei seggi con metodo proporzionale (su base circoscrizionale) e del 20 per cento con metodo maggioritario (su un unico collegio regionale). Rispetto alla norma precedente, sparisce il listino del presidente (i 9 consiglieri regionali eletti automaticamente in quanto collegati al candidato presidente della Regione risultato vincitore) e viene introdotta la parità di genere fra uomo e donna nelle preferenze.

 L’Assemblea legislativa ha approvato approvato la riforma  a larga maggioranza (tutti a favore fatta eccezione per Mauro Malaguti, del Gruppo Misto, astenuto) il progetto di legge presentato da Anna Pariani (Pd), Roberto Sconciaforni (Fds) e Gian Guido Naldi (Sel-Verdi), intitolato “Norme per l’elezione dell’Assemblea legislativa e del presidente della Giunta regionale”

Come stabilisce il primo articolo del testo approvato (“Composizione dell’Assemblea legislativa e modalità di elezioni”), richiamandosi allo Statuto, l’Assemblea è formata da 50 consiglieri, compresi il presidente della Giunta regionale e il candidato alla carica di presidente della Giunta arrivato secondo.
Tre i punti salienti della nuova legge: in primo luogo, tutti i candidati fanno parte di liste circoscrizionali provinciali, a eccezione del candidato presidente: come detto, si elimina così il cosiddetto ‘listino del presidente’.
In secondo luogo, il sistema elettorale deve garantire insieme la governabilità e la rappresentanza delle minoranze.
Infine, le liste devono tenere conto della parità di genere all’interno delle istituzioni.
Altro punto rilevante: la previsione del limite di due mandati consecutivi per il presidente della Giunta.

Il sistema elettorale così delineato prevede quindi che tutti i candidati alla carica di consigliere regionale siano appunto inseriti in liste circoscrizionali provinciali collegate a un candidato presidente, che costituisce la lista circoscrizionale regionale. Si prevedono inoltre coalizioni di più liste collegate allo stesso presidente.
Quaranta dei 50 seggi previsti sono quindi assegnati, in prima battuta, nelle circoscrizioni provinciali con i quozienti interi, individuati dividendo i voti di ogni lista per il numero dei seggi più uno, e, successivamente, sulla base dei resti riportati nel collegio unico regionale.

Per quanto riguarda la garanzia di governabilità e la rappresentanza delle minoranze, c’è da sottolineare che le liste che abbiano ottenuto meno del 3 per cento dei voti validi non partecipano al riparto dei seggi, a meno che non siano collegate a un candidato presidente che abbia ottenuto almeno il 5 per cento dei voti, norma, questa, già prevista in passato.
A garantire la governabilità sarà il premio di maggioranza: la coalizione vincente, che abbia ottenuto un numero di seggi pari o inferiore a 24 sulla base del riparto proporzionale, avrà a disposizione, oltre al seggio del presidente, altri 9 seggi. Mentre ne otterrà solo 4 nel caso in cui abbia ottenuto un numero di seggi superiore a 24. In ogni caso, alla coalizione vincente saranno assegnati almeno 27 seggi, anche attraverso una riduzione del numero dei seggi attribuiti alle opposizioni, quando questa cifra non sia raggiunta neppure con il premio di maggioranza.

La questione della parità di genere si inserisce in un contesto normativo ben definito che trova esplicitazione anche nella recentissima legge regionale 6/2014, “Legge quadro per la parità e contro le discriminazioni di genere”.
Nelle liste circoscrizionali provinciali devono quindi essere rappresentati candidati di entrambi i generi in modo paritario, con lo scarto massimo di una unità in caso di numero dispari. Si introduce inoltre il criterio della doppia preferenza di genere: nel caso in cui l’elettore esprima due preferenze la seconda deve essere riferita a un candidato di genere diverso dal primo.
Il testo è corredato da una scheda tecnico-finanziaria, dove si legge che l’approvazione della legge non comporta oneri aggiuntivi per il bilancio regionale, visto che la Regione provvede da sempre, con risorse inserite nel bilancio e classificate come “spese obbligatorie”, agli oneri che derivano dal procedimento elettorale.
Sono stati presentati in Aula sei emendamenti. Uno di questi, insieme a un sub-emendamento, approvato, ha riportato a 120 giorni il periodo da considerare per il dimezzamento del numero di firme da raccogliere per la presentazione delle liste, prima previsto in 150 giorni. Tutti respinti gli altri emendamenti.

Approvati anche due ordini del giorno.

GLI ORDINI DEL GIORNO
Il primo ordine del giorno, bipartisan, invita il Governo a estendere a altre figure istituzionali, fra cui i consiglieri regionali, la competenza sull’autenticazione delle firme dei sottoscrittori delle liste di candidati alle elezioni. Questo a fronte del fatto che, con la riforma delle Province, a seguito dell’entrata in vigore della legge Delrio, sono “venute a mancare” molti dei soggetti deputati all’autenticazione delle firme, in particolare i consiglieri provinciali. I firmatari del documento sono Naldi (Sel-Verdi), Sconciaforni (Fds), Pariani (Pd), Gianguido Bazzoni (Fi), Silvia Noè (Udc), Matteo Riva (Misto), Sandro Mandini (Idv).

Nel secondo ordine del giorno, primo firmatario Franco Grillini (Misto) e, a seguire, Pariani, Roberta Mori,  Rita Moriconi, Thomas Casadei, Antonio Mumolo, Mario Mazzotti, Miro Fiammenghi, Roberto Piva, Paola Marani, Roberto Montanari, tutti del Pd,  Gabriella Meo e Naldi  (Sel-Verdi), Sconciaforni (Fds) e Mandini (Idv), si chiede che “nelle prossime tornate elettorali regionali le eventuali candidature delle persone transessuali avvengano nel massimo rispetto dell’identità di genere”. Il testo auspica infine che sia anche garantito il “massimo rispetto per le persone transessuali e per la loro identità durante lo svolgimento delle operazioni di voto, in particolare nei seggi elettorali”.

LE RELAZIONI DI MAGGIORANZA E OPPOSIZIONE. NALDI (SEL-VERDI): UNA BUONA LEGGE ELETTORALE PER L’EMILIA-ROMAGNA. POLLASTRI (FI-PDL): AMPIE CONVERGENZE

Il testo, composta da 19 articoli, è stato illustrato dal relatore Gian Guido Naldi, che ne ha toccato i passaggi salienti, sottolineando che i punti modificati sono stati “limitati il più possibile” per non andare a incrociare “complessità tecniche da maneggiare con cura”. Naldi ha ricordato che c’erano alcune proposte di legge su questo tema giacenti da tempo e che, da alcuni mesi, si stava lavorando, anche nell’ambito della maggioranza, a un progetto di legge che avrebbe dovuto trovare formalizzazione nei lavori consigliari alla ripresa dell’attività dopo la pausa estiva. La conclusione anticipata della legislatura – ha spiegato – ha cambiato il quadro e mentre per la parità uomo-donna si è trovato anche un altro strumento legislativo di surroga, per ottenere il superamento del listino non vi era altra alternativa che approvare una nuova legge elettorale regionale. Date le circostanze eccezionali – ha aggiunto – abbiamo colto anche l’occasione di precisare l’iter elettorale in caso di scioglimento anticipato sia per quanto riguarda la tempistica che le modalità organizzative, compreso il tema della raccolta firme, per la presentazione delle liste.
Per avere poi tutte le garanzie necessarie, a fronte dell’evidente delicatezza di una proposta di legge in condizioni di emergenza, – ha proseguito Naldi – abbiamo ritenuto utile sottoporre preventivamente il testo al ministero dell’Interno, accogliendo le indicazioni ricevute. Concludendo, Naldi si è detto “convinto” che con l’approvazione di questo provvedimento la Regione Emilia-Romagna si doterà di “una buona legge elettorale capace di esprimere un valido punto d’equilibrio tra le esigenze di rappresentatività e governabilità, riportando direttamente in capo ai cittadini la legittimazione di tutti i consiglieri regionali”.

“Sono convinto che si sia fatto un buon lavoro”. Così Andrea Pollastri che ha illustrato all’Aula la relazione di minoranza ricordando che le “ampie convergenze” che si sono potute trovare derivano anche dall’ampio dibattito che già esisteva sulla necessità di intervenire su questa materia, testimoniata anche dal progetto di legge presentato dal proprio gruppo Fi-Pdl, “sostanzialmente recepito nelle sue linee generali”. Pollastri ha espresso “soddisfazione” per l’eliminazione del listino del presidente, che “andava decisamente in senso contrario alla richiesta di maggiore rappresentatività diretta” da parte degli elettori. Positiva anche la norma che consente di avere la “garanzia della governabilità”, mentre rimangono “intoccate” le “garanzie per le minoranze”. Questo insieme di previsioni consentono – ha detto – di “evitare quelle rappresentanze fittizie che storicamente hanno dato un adeguato contributo al dibattito democratico”, ma “sono state un ostacolo alla governabilità con conseguenze negative”, come altrettanto “apprezzabile” è il limite di due mandati per il presidente della Regione. Il relatore di minoranza ha anche evidenziato che la “legge sarebbe stata migliorabile se avessimo avuto più tempo”.

Condividi su: