Parte domenica 21 settembre la caccia alla selvaggina stanziale che coinvolge quasi cinque mila doppiette modenesi, alle quali si aggiungono quasi due mila cacciatori non residenti. Fino al 31 gennaio è possibile esercitare la caccia ad esclusione del martedì e il venerdì, con limitazioni a seconda del tipo di caccia e del periodo. Tra le novità di quest’anno spicca il divieto nelle aree colpite dall’alluvione del gennaio scorso della cacciare alla piccola fauna stanziale come lepri e fagiani. Lo prevede il calendario venatorio della Provincia di Modena che indica le date principali dell’attività nella prossima stagione e le regole oltre a riportare la cartografia delle aree alluvionate dove è vietato cacciare (il calendario è consultabile nel sito della Provincia).
Come sottolinea Luca Gozzoli, assessore provinciale alle Politiche faunistiche, «abbiamo introdotto i divieti nelle zone alluvionate al fine di consentire un più efficace e rapido riequilibrio della fauna anch’essa duramente colpita dall’alluvione. L’attività venatoria, così severamente regolamentata, consente una più efficace risposta alle esigenze di gestione, tutela e controllo dell’equilibrio faunistico. Per tutelare le colture agricole, inoltre, è indispensabile un’azione coordinata di selezione degli ungulati come stiamo facendo da alcuni anni con risultati positivi».
In vista dell’apertura, i cacciatori modenesi stanno ritirando nei Comuni di residenza il tesserino regionale, un libretto dove ogni cacciatore deve trascrivere negli appositi spazi oltre la data, la sigla dell’Atc o Afv anche il tipo di caccia svolto quel giorno (da appostamento o vagante, alla migratoria stanziale o di selezione).
Oltre ai divieti nelle aree alluvionate, tra le novità di quest’anno del calendario venatorio spicca l’obbligo di indossare indumenti a “visibilità alta” per i cacciatori alla piccola fauna stanziale e alla beccaccia che frequentano le aree dove si svolge la caccia collettiva al cinghiale che parte dal 1 ottobre. Sono confermate, inoltre, le limitazioni al carniere per la caccia a diverse specie da tutelare come pernice rossa e allodola, mentre per la beccaccia nei mesi invernali sono previste sospensioni temporanee in caso di forti gelate; confermate per corvidi le regole per aumentare l’incisività del prelievo a tutela dell’agricoltura.
Scattano i controlli della provincia: “rispettare le distanze di sicurezza da case e strade”
«Raccomandiamo ai cacciatori il rigoroso rispetto delle regole, soprattutto quelle a tutela della sicurezza dei residenti. Dalle chiamate e segnalazioni che riceviamo dai cittadini emerge che il problema più sentito resta il mancato rispetto delle distanze di sicurezza».
Lo sottolinea Emanuela Turrini, comandante della Polizia provinciale, nel ricordare che per il mancato rispetto delle distanze di sicurezza (100 metri dalle abitazioni, 50 dalle strade e 150 quando si spara in direzione di una abitazione o strada) è prevista una sanzione amministrativa di 206 euro.
Sul corretto svolgimento dell’attività venatoria sono impegnati in tutto 20 agenti del Corpo di Polizia della Provincia a cui si aggiungono, soprattutto in montagna, quelli del Corpo Forestale dello Stato; collaborano anche alcuni nuclei di Gev, Gel, guardie volontarie delle associazioni ambientaliste e venatorie e le tre guardie venatorie degli Atc.
Gli agenti controllano anche il rispetto del regime di divieto di caccia nelle aree protette (circa 60 mila ettari), in quelle parti di campagna che i Comuni hanno dedicato allo sviluppo dei piani regolatori, in cui è vietato cacciare, e nelle aree rurali vicino ai centri abitati dove i sindaci hanno vietato la caccia.
cacciatori in calo e sempre più anziani
in 15 anni numeri dimezzati, pochi i giovani
Saranno circa cinque mila le doppiette modenesi impegnate nella stagione venatoria che si apre domenica 21 settembre; a queste si aggiungono quasi due mila cacciatori provenenti da province e regioni limitrofe.
Dai dati del servizio Politiche faunistiche della Provincia di Modena emerge che il numero dei cacciatori è in calo negli anni (nel 2000 i cacciatori erano poco più di diecimila) e l’età media è sempre più alta: ora è di circa 59 anni, mentre solo il 5 per cento degli appassionati ha meno di 30 anni. Oltre la metà dei cacciatori ha più di 60 anni.
Il cacciatore modenese in questi ultimi anni sta scoprendo la caccia agli ungulati rispetto alla tradizionale caccia a lepri e fagiani con il cane da ferma.
Il ricambio generazionale è lento ma tuttora in corso: la maggior parte dei cacciatori che si abilitano ogni anno, una cinquantina in media, è di età compresa tra i 18 e i 30 anni.
Gli Ambiti territoriali di caccia (Atc) sono le strutture associative alle quali la legge regionale affida la gestione faunistica e l’organizzazione dell’attività venatoria nel territorio di competenza.
Nel modenese gli Ambiti territoriali di caccia (Atc) sono tre e hanno una dimensione complessiva di quasi 160 mila ettari. I confini degli Atc dividono il territorio orizzontalmente in tre parti: l’Atc Modena l (a nord, e riguarda la bassa pianura, da Carpi a Finale Emilia), l’Atc Modena 2 (quello centrale, copre la media pianura, tutta la collina e parte della montagna ovvero da Soliera a Pavullo) e l’Atc Modena 3 che è quello più a sud, in alta montagna. Ogni Atc è governato da un Comitato direttivo, l’organo di gestione, composto da 20 membri (in rappresentanza delle associazioni agricole, venatorie e ambientaliste), di cui quattro con competenze specifiche nominati dalla Provincia.