I primi risultati ottenuti hanno fatto capire come la Rocca di San Felice Sul Panaro abbia una storia lunga e complessa alle spalle: “Ha subito innumerevoli restauri e rimaneggiamenti. Tra questi, alcuni si sono rivelati essere deleteri e controproducenti dal punto di vista sismico, mentre altri si sono mostrati decisivi per evitare danni ancora più consistenti”. E’ quanto si è scoperto ora che professori e ricercatori di cinque università chi e stanno studiando il possibile restauro della Rocca post terremoto, sono giunti al giro di boa della loro missione.
Come si legge sul sito del Comune, “La Rocca Estense ha subito, in occasione del sisma del maggio 2012, gravi crolli e danneggiamenti che ne hanno compromesso la stabilità e la sicurezza strutturale, confermando l’elevata vulnerabilità degli edifici storici monumentali in muratura della stessa tipologia, molto diffusa in Emilia. In accordo con cinque Università, è stata promossa una campagna di indagini e ricerche finalizzate allo studio dei dissesti subiti per approcciarsi con occhio esperto a interventi di restauro e consolidamento, in seguito ai primi, indispensabili, interventi di messa in sicurezza.
Nell’arco di sei mesi i gruppi hanno sviluppato uno studio preliminare, attraverso il lavoro strutturato di professori, dottorandi e tesisti. L’evoluzione dei corpi di fabbrica, gli eventi storici, gli utilizzi successivi degli spazi rendono gli edifici storici e monumentali, quali la Rocca Estense, strutture complesse da analizzare, che richiedono specifiche competenze nonché esperienza, ricerca, innovazione e una buona dose di passione al fine di rendere nuovamente utilizzabili tali edifici. Parte di questo lavoro è stata infatti dedicata a una precisa ricostruzione delle storia della Rocca che, a partire dalla sua costruzione, ha subito innumerevoli restauri e rimaneggiamenti. Tra questi, alcuni si sono rivelati essere deleteri e controproducenti dal punto di vista sismico, mentre altri si sono mostrati decisivi per evitare danni ancora più consistenti.
Le quattro Università della regione Emilia Romagna (Bologna, Ferrara, Modena-Reggio e Parma), in collaborazione con l’Università di Genova, si sono attivate nell’intento di portare a termine un ambizioso studio finalizzato alla definizione di un progetto preliminare. Due le fasi cruciali: la prima consiste nella definizione della vulnerabilità sismica dell’edificio; la seconda riguarda la progettazione degli interventi utili a mitigare tali vulnerabilità. La prima fase, conclusa di recente e presentata agli addetti ai lavori e alla cittadinanza in un convegno pubblico il 31 agosto, ha prodotto ottimi risultati grazie alla collaborazione delle unità di ricerca coinvolte: l’attenta suddivisione dei compiti, la corretta pianificazione dei tempi, la totale condivisione delle informazioni e dei risultati ottenuti sono stati ingredienti indispensabili per la riuscita di una così ampia collaborazione. La seconda fase, appena iniziata, avrà come prodotto finale il progetto preliminare del restauro dell’edificio”.