“…Mi chiedo a volte, se sarò in grado di ricominciare”, e “…Non si può pensare però di ripatire senza un aiuto”, ma anche “Ai miei colleghi dico: non datevi per vinti”. Sono parole pronunciate ormai da oltre due anni. Parole di imprenditori che Confesercenti raccolse come testimonianza di chi il sisma del 20 e 29 maggio 2012 lo subì e visse in prima persona. E l’Associazione li ha rincontrati di nuovo, per ridar loro voce, diffondendo un comunicato stampa che qui riportiamo. “Perché l’attenzione sul territorio colpito deve rimanere alta; perché malgrado il combinarsi degli effetti di una catastrofe con quelli del difficile momento economico, queste persone – dato che prima di tutto sottolinea Confesercenti nella nota, si tratta di persone – non si sono perse d’animo ed hanno reagito con coraggio. Perché resta tanto da fare e sono loro a testimoniarlo: la burocrazia è troppa, la ricostruzione è lenta, l’accesso al credito è una corsa ad ostacoli, le scadenze incombono, mentre si sommano nuovi problemi legati alle criticità della crisi. Occorre sostenere chi ha resistito e fa impresa, pena il depauperamento di un parte della provincia fin troppo significativa.”
Appartengono ormai alla schiera dei ricordi indelebili quei momenti, superati solo dalla voglia e necessità di ripartire. I bisogni come i problemi del resto non mancano però e sono loro stessi a raccontarlo. “Paradossalmente il sisma nel settore edilizio, quello in cui opero, ha riattivato il lavoro – spiega Andrea Ratti agente di commercio – Ma, tra i nodi da risolvere c’è quello relativo ai pagamenti. Questione che non solo si riversa sulle imprese edili, quanto sui fornitori delle stesse. Se ci fosse più sostegno da parte degli istituti bancari, la situazione risulterebbe meno critica. Sono anche altri i temi degni di attenzione secondo Ratti: “C’è la necessità di attuare forme di fiscalità di vantaggio a favore delle imprese, perché la situazione a macchia di leopardo, presenta settori in cui il lavoro è ripreso, con altri dove ancora si stenta. Un problema attuale, reale da superare. E per il quale facciamo appello alla Regione che a tal proposito dovrebbe rapportarsi direttamente col Governo. Inoltre non si può prescindere da un monitoraggio attento della situazione vissuta dall’intero territorio colpito che risulta per certi versi ancora ingessata. Occorrerebbe pertanto agevolare la ricostruzione e di pari passo sostenere con ogni strumento l’economia e le imprese.”
L’attività che riprende lontano dal centro storico, una nuova sede, la clientela che nonostante tutto è rimasta fedele. Questo un paio d’anni fa. Oggi tra nuovi oneri e crisi economica, la situazione è tutt’altro che definita. “L’intenzione è quella al momento di restare in questi spazi – spiega Antonella Ferraresi, sarta, delocalizzata nella galleria commerciale Il Borgo a Mirandola – Pensare ad un nuovo trasferimento, quando i costi del precedente sono ancora da ammortizzare è fuori luogo, oltre a non offrirmi nessuna sicurezza. Aggiungo inoltre che c’è la forte necessità di ottenere una deroga alla scadenza fiscale prevista per il maggio del 2015”. Vira poi sulla crisi, affermando di avvertirla in modo pesante: “L’andamento normale del commercio oggi si gioca tra il mantenimento dei clienti storici: i nuovi sono pochi e il rischio di perdere quelli tradizionali è sempre dietro l’angolo. Senza contare poi le entrate: più o meno normali, fino al 20 del mese. Dopo, il calo degli incassi risulta molto pesante. Prospettive? Per ora quello di sopravvivere e mandare avanti l’attività.”
La crisi fa breccia anche nelle parole di Cinzia Borra pubblico esercente in un’attività rientrata 5 mesi dopo il sisma nella sua sede originaria. “Abbiamo avuto una riduzione della clientela almeno del 20%. Ha influito certamente il terremoto, ma di sicuro ritengo molto di più le situazioni di cassa integrazione e disoccupazione. Indipendentemente dal sisma mi pare di vedere siano state parecchie le imprese che a fine 2012 hanno ridotto se non cessata la propria attività. Si lavora insomma, ma meno rispetto a prima”. L’ultima riflessione di Cinzia Borra è sui prossimi interventi per la messa in sicurezza ulteriore dei locali che “Comporterà un altro stop di 5 settimane e quindi mancati introiti per circa due mesi. E sappiamo cosa significa per i possessori di partita IVA una situazione del genere…”
Emanuela Luppi e la sua rivendita di generi alimentari risultavano tra le pochissime attività graziate dal terremoto e quindi sempre aperte in quei giorni del 2012. In altre parole un punto di riferimento per molti. “Posso parlare oggi di un ritorno alla normalità. Il passaggio delle persone, come del resto la clientela è circa la stessa ormai dei giorni pre-sisma. Quei momenti appartengono a ricordi, indelebili, ma pur sempre ricordi. Ora la realtà è che si spende molto meno con un’attenzione particolare a quello che si acquista: è sinonimo di un clima di sfiducia generale. Andiamo avanti con qualche timore in più rispetto al passato.”