E’ un autunno amarissimo per l’impresa e i lavoratori dell’Emilia-Romagna. Secondo i dati diffusi dalla Uil, a settembre la cassa integrazione in Regione è esplosa: oltre 8,5 milioni di ore, il 206,2% in più rispetto ad agosto. “Siamo allo stremo dello stremo, non ci sono segnali di ripresa”, è l’allarme lanciato dal segretario regionale Giuliano Zignani che in piena campagna elettorale striglia i candidati alla presidenza della Regione:
“Nessuno ha ancora capito quali siano i loro programmi contro questa crisi senza fine, va riscritto un patto tutti insieme per il futuro”. A livello nazionale l’Emilia-Romagna si posiziona al quinto posto. In crescita sono soprattutto le ore di cig in deroga: 4,8 milioni contro le 123.000 di agosto. L’ordinaria passa da 324.000 a un milione di ore, la straordinaria da 2,3 milioni a quasi 2,6. “Le aziende hanno sfruttato agosto per far smaltire le ferie maturate in cassa integrazione, ma molte realtà hanno preferito licenziare i lavoratori non essendo sicuri del rifinanziamento della cig in deroga”, analizza Zignani: “I dati di settembre, invece, confermano che siamo di fronte a una crisi che perdura e lo dimostra il massiccio ricorso agli ammortizzatori sociali”. Una crisi che non fa differenze a livello territoriale: l’unica provincia della regione con un trend non negativo è Piacenza, Bologna segna invece un +232%, Ferrara addirittura un +1.253%. “Sono fermi i consumi, sono ferme le aziende, è fermo tutto”, è l’allarme della Uil: “Siamo nel momento peggiore dall’inizio della crisi, l’Emilia-Romagna soffre come un malato che ha la febbre a quaranta”. Secondo Zignani, infatti, i dati di settembre 2014 rappresentano il picco negativo degli ultimi anni: rispetto allo stesso mese del 2013, la cig in regione cresce quasi del 20%. Senza differenza tra i settori: soffrono industria e commercio, edilizia e piccoli artigiani.
Anche fonte datoriale dice la stessa cosa: Nel primo semestre del 2014 per le imprese con meno di 20 dipendenti dell’Emilia-Romagna il fatturato complessivo è sceso dell’8,6%, quello estero del 21,1%, quello interno dell’8,3 e quello in conto terzi del 10,2%. Sono i dati di TrendEr, l’osservatorio regionale realizzato da Cna Emilia-Romagna e Federazione regionale delle Banche di credito cooperativo. Dal 2008, anno in cui è esplosa la crisi, quelli del 2014 sono i dati peggiori.