“La ricerca del consenso mediatico, in palese controtendenza rispetto alle regole ferree della dissimulazione e dell’understatement mafioso, costituisce a buon diritto una delle nuove frontiere aperte dalla progressiva infiltrazione nel tessuto sociale, ciò con un duplice effetto: amplificare la capacità espansiva del sodalizio, in grado di reperire direttamente e non l’accesso ai mezzi di informazione e creare le condizioni per un diverso, più morbido, atteggiamento dell’opinione pubblica, indotta ripetutamente a credere che la partita si giochi tra uno Stato vessatore e onesti faticatori”. Lo ha scritto il Gip, Alberto Ziroldi, nell’ordinanza dell’operazione Aemilia della Dda di Bologna. Sono infatti diversi gli indagati che si sono serviti dei mezzi di informazione, con interviste su quotidiani e in tv, attraverso l’aiuto giornalista Marco Gibertini, raggiunto da misura di custodia cautelare per concorso esterno in associazione mafiosa. “Del resto – continua il Gip – la formidabile potenza del Quarto potere non sfugge a Antonio Mattace che, conversando con Nicolino Sarcone,commenta ‘- è uno ….. è uno come si dice? E’ un aggeggio che veramente dove tocca tocca taglia e fa male il giornalismo…'”Lo riporta l’Ansa.
Mafia in Emilia, per la ‘ndrangheta il consenso mediatico nuovo obiettivo
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