Risate sul terremoto in Emilia, come a L’Aquila. Sono in un dialogo citato nell’ordinanza del Gip tra due indagati, Gaetano Blasco e Antonio Valerio, nell’ambito della maxi operazione Aemilia che ha portato all’arresto di decine di persone anche nella Bassa: “E’ caduto un capannone a Mirandola”, dice il primo. “Valerio ridendo risponde: ‘eh, allora lavoriamo là..’. Blasco: ‘ah sì, cominciamo facciamo il giro…'”, si legge in un ordinanza riportata dall’Ansa. La conversazione registrata alle 13.29 del 29 maggio 2012, subito dopo la scossa più devastante, anche in termini di vite umane, che colpì l’Emilia.
Si può dire che “la ‘ndrangheta arriva prima dei soccorsi, o comunque in contemporanea”, è l’osservazione contenuta nell’ordinanza del Gip Alberto Ziroldi nella sezione dedicata alle infiltrazioni della criminalità organizzata nei lavori legati al sisma 2012. “Le indagini hanno permesso di ricostruire con chiarezza il perimetro soggettivo all’interno del quale ha avuto luogo l’infiltrazione criminale. Che si sarebbe prevalentemente realizzata attraverso una perversa joint venture tra l’impresa Bianchini Costruzioni srl di San Felice sul Panaro (Modena) ed uno dei principali esponenti della consorteria investigata, cioè Michele Bolognino, uno dei promotori della contestata associazione a delinquere di stampo mafioso. Un capitolo dell’ordinanza – spiega il Corriere – è dedicato alle infiltrazioni nell’attività di ricostruzione post-terremoto. In questa situazione di difficoltà si creano le condizioni ideali che consentono al sodalizio, attraverso una sorta di effetto domino che coinvolge altre attività imprenditoriali legate a quella inizialmente condizionata, di estendere la propria influenza sulla vita socio-economica del territorio”. Anche “l’associazione ‘ndranghetista emiliana non ha tardato a mostrare questo elemento distintivo, giovandosi come punto di forza della compiacenza di imprenditori locali che nella ‘ndrangheta vedono una sorta di valore aggiunto per il raggiungimento del massimo profitto”.