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Green social festival, domani Tahar Ben Jelloun a Crevalcore

da | Apr 7, 2015 | Altri Comuni | 0 commenti

Il Green Social Festival, giunto alla sesta edizione, si rivolge in particolare al mondo della scuola cercando di essere uno strumento che possa costruire – con incontri, proiezioni, musica – un futuro più accogliente e sostenibile. Iniziato i primi di febbraio con una serie di lezioni tematiche, il Green affronta domani a Crevalcore (e nel pomeriggio a Casalecchio di Reno) due appuntamenti di grande interesse.
Il grande poeta e scrittore marocchino Tahar Ben Jelloun sarà alle ore 10 a Crevalcore presso l’Auditorium Primo Maggio. Partecipano le Scuole Ipsia Malpighi e la Secondaria di I grado Marco Polo in un incontro dal titolo “La parola negata. La difficile convivenza tra culture e religioni”: oltre allo scrittore, noto per i suoi scritti sull’immigrazione e il razzismo. intervengono l’assessore regionale alla Cultura e alla Legalità, Massimo Mezzetti ed il sindaco di Crevalcore, Claudio Broglia. Modera l’incontro Pier Luigi Senatore, direttore di Radio Bruno.

TAHAR BEN JELLOUN è nato a Fès (Marocco) nel 1944. Poeta, romanziere e giornalista, ha vinto il Premio Goncourt nel 1987. È noto in Italia per i suoi numerosi libri, tra cui Creatura di sabbia, 1987; L’amicizia, 1994; Corrotto, 1994; L’ultimo amore è sempre il primo?, 1995; Nadia, 1996; Il razzismo spiegato a mia figlia (1998, giunto alla quarantottesima edizione e ripubblicato nel 2010 in una nuova edizione accresciuta); L’estrema solitudine, 1999; L’albergo dei poveri, 1999; La scuola o la scarpa, 2000; L’Islam spiegato ai nostri figli, 2001; Il libro del buio, 2001 (International IMPAC Dublin Literary Award 2004); Jenin, 2002; Amori stregati, 2003; L’ultimo amico, 2004; La fatalità della bellezza, in Amin Maalouf, Tahar Ben Jelloun, Hanif Kureishi, Notte senza fine, 2004; Non capisco il mondo arabo, 2006; Partire, 2007; L’uomo che amava troppo le donne, 2010; La rivoluzione dei gelsomini, 2011; Fuoco, 2012; L’ablazione, 2014. Per il profondo messaggio contenuto nel volume Il razzismo spiegato a mia figlia nel 1998 gli è stato conferito dall’allora Segretario generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan, il “Global Tolerance Award”. Nel 2002 ha ricevuto dal Centro Pio Manzù la Medaglia del Senato della Repubblica Italiana.
Si può non temere l’Islam, oggi, dopo le minacce, le parole d’ordine gridate, le stragi? È un timore giustificato? E soprattutto: l’Islam è davvero, per sua natura, violento e antidemocratico come molti lo dipingono sull’onda degli ultimi avvenimenti? La risposta viene da questo libro, in cui Tahar Ben Jelloun dialoga con sua figlia – francese di origini musulmane, come moltissimi nell’Europa odierna. Ben Jelloun non perde tempo, la sua parola è semplice e netta. Descrive lo sdegno dei musulmani moderati di fronte a un fondamentalismo che deturpa la vera fede in Allah. Spiega cosa è l’Isis, come è nato, come è riuscito a far proseliti fra i giovani più fragili e disorientati dalla mancanza di lavoro, dalla miseria morale e materiale. Ma fa anche riflettere sulle responsabilità di noi occidentali, spesso indifferenti ai gravi disagi degli immigrati di prima e seconda generazione che popolano le nostre città.

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