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Contro la chiusura degli sportelli, Poste in sciopero lunedì

da | Mag 14, 2015 | San Felice sul Panaro, Concordia, Cavezzo | 0 commenti

Sciopero regionale lunedì 18 di maggio dei lavoratori di Poste Italiane per l’intera giornata di lavoro.
Lo sciopero è indetto dai sindacati Slc/Cgil e Uilposte contro la carenza di personale e la chiusure degli uffici postali periferici come quelli della Bassa a Cavezzo, Concordia e San Felice.
Lunedì mattina, presso tutte le sedi delle prefetture dell’Emilia Romagna si terranno presidi, per presentare le ragioni dei lavoratori ai prefetti. A Modena è previsto il presidio dalle ore 11 alle 12 davanti la sede della Prefettura in viale Martiri della Libertà.

La mobilitazione fa seguito al blocco degli straordinari di marzo e aprile, e vuole contrastare le scelte aziendali contro l’aumento dei carichi di lavoro in assoluto disprezzo per le condizioni dei lavoratori.

posteFra le ragioni dello sciopero anche la critica contro il processo di privatizzazione di Poste Italiane Spa, con la prevista vendita del 40% del capitale entro il 2015, in base alle decisioni prese dal Governo, mentre il rilancio dell’azienda con il Piano d’Impresa si è fermato!
“L’intenzione dell’azienda – spiegano i sindacalisti Marco Balili segretario Slc/Cgil Modena e Toto D’Alessandro responsabile Poste Slc/Cgil – è sempre quello di perseguire il progetto di consegna della posta a giorni alterni per 1/4 dei cittadini italiani, avallata dal Governo con la legge di stabilità, nonostante la bocciatura da parte della Comunità Europea. Al momento, nonostante le proteste dei sindacati, dei cittadini e di diverse pubbliche amministrazioni, il progetto di “razionalizzazione” degli uffici postali non è stato ritirato!”
In provincia di Modena, significa la chiusura di 4 uffici postali, e l’apertura solo per pochi giorni alla settimana di altri 10!
“In questo paese è ancora in discussione il concetto di servizio pubblico – dicono i sindacalisti – ricevere la posta o la pensione è un diritto, non può diventare un lusso”.

In questo quadro, dove l’azienda Poste italiane continua a ragionare di “tagli” e “riduzioni di costi”, nessuna voce si alza per difendere le ragioni della cittadinanza a conservare un diritto, per il quale lo stato paga a Poste 262 milioni di euro all’anno.

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