Il rating bancario
Nella prima parte dell’articolo, pubblicato il 13 maggio scorso, abbiamo definito il rating come il frutto di un processo di valutazione che si conclude con l’assegnazione dell’impresa ad una determinata classe di merito.
Ciascuna classe comprende tutte le imprese che vengono considerate equivalenti in termini di probabilità di rimborso del prestito: a ciascuna classe corrisponde un livello di rischio omogeneo.
Quali dati e quali informazioni vengono analizzati nella determinazione del rating finanziario di un’impresa ?
Le informazioni desunte dai dati di bilancio, di norma sempre raccolte in una pratica di fido, vengono sottoposte ad un’analisi completa e sistematica.
I bilanci d’esercizio dell’impresa, e più precisamente i rendiconti gestionali provenienti dalla contabilità analitica, consentono di analizzare la gestione economico-finanziaria e quindi ad esempio:
- il grado di indebitamento, ossia il rapporto nella gestione d’impresa tra l’utilizzo di capitale proprio e quello proveniente da fonti di finanziamento esterne (ad un basso grado di indebitamento dell’impresa corrisponde una migliore valutazione dell’impresa da parte della banca);
- il livello di liquidità, ossia la capacità di un’impresa di finanziarsi tramite flussi di cassa generati dalla sua gestione (la banca valuterà migliore un’impresa che riesce a finanziarsi maggiormente con flussi di cassa generati dalla propria gestione). Viene, altresì, valutata la capacità dell’impresa di remunerare i finanziatori esterni attraverso il risultato della propria gestione;
- la redditività, percepita dal proprietario e dai soci che hanno investito nell’impresa il proprio denaro o i propri beni.
Oltre ad altri indici di riferimento quali:
- Margine Operativo Lordo = Fatturato al netto dei Costi operativi
- Quoziente di indebitamento = Debiti su Mezzi Propri
- Tasso di copertura degli oneri finanziari = Reddito generato dall’attività aziendale ordinaria su Oneri finanziari
- Risultato operativo su Fatturato = Reddito generato dalla vendita dei prodotti/servizi
- Fatturato su Capitale Investito = rendimento del capitale investito in termini di capacità di vendita dell’impresa
- Quoziente di struttura = Mezzi Propri + Passività consolidate su Immobilizzazioni nette
- Risultato netto su Mezzi Propri = redditività del capitale investito dai soci dell’impresa
L’organismo Italiana di Contabilità
E’ chiaro che le imprese non dovrebbero tenere sotto controllo gli indicatori di performance economico/finanziario (e non solo) ad uso esclusivo della determinazione del rating bancario, anche se necessario, ma per pervenire ad un rendiconto finanziario inteso come utile strumento per l’analisi degli impieghi e delle fonti di finanziamento, e quindi per individuare la capacità dell’impresa di generare flussi monetari.
Purtroppo però i nostri “piccoli” imprenditori, intesi come dimensionamento aziendale, non sempre fanno le cose come si deve. Interviene allora un Organismo pubblico ad imporre le “giuste” modalità per una buona valutazione delle performance aziendali. Come ? Con l’OIC10, che non è la sigla di identificazione di un androide o dell’ultimo modello di smart phone, ma il “processo di redazione del rendiconto finanziario definito dal principio contabile Oic 10” con il quale l’Organismo Italiano di Contabilità, nell’Agosto del 2014, ha inteso migliorare la funzione informativa del bilancio di esercizio, affinché sia rispettato il principio di chiarezza. Per questo motivo vengono istituiti schemi prestabiliti idonei a garantire il confronto del rendiconto finanziario sia tra più esercizi della stessa azienda, sia tra più aziende che operano nel medesimo settore o in settori simili.
L’attenzione dell’Oic 10 è rivolta prevalentemente al cash flow ossia alle disponibilità liquide intese come depositi bancari e postali, assegni, denaro e valori in cassa.
Per maggiori informazioni si rimanda all’articolo pubblicato su PMI.IT.
Andrea Lodi (redazione.economia@sulpanaro.net)
LEGGI ANCHE: Il rendiconto finanziario nelle Pmi – 1^ parte