Chi non conosce la celebre frase della missione Apollo 13: “Houston, abbiamo un problema”? Da oggi, grazie a milioni di dati biomedici raccolti a Modena, gli astronauti avranno una soluzione in più. Saranno infatti le analisi dei modenesi, elaborate dall’Azienda Usl, a essere utilizzate dall’European Space Agency (ESA) per controllare la salute degli astronauti impegnati nello spazio.
Un progetto di ricerca davvero unico, interamente finanziato (150mila euro) dall’Agenzia Spaziale Europea e selezionato tra 70 proposte provenienti da tutto il mondo, che impegnerà nei prossimi dieci mesi il Servizio di Ingegneria Clinica dell’Ausl di Modena, diretto da Massimo Garagnani, e l’azienda veneziana SATE, leader nazionale nel settore della simulazione, della modellistica e dell’ingegneria di sistemi.
Il progetto muoverà i primi passi proprio in questi giorni con uno studio sul funzionamento di particolari algoritmi in grado di incrociare ed elaborare migliaia di dati clinici, analoghi a quelli registrati da un astronauta durante il suo viaggio fuori dall’orbita terrestre. Obiettivo della ‘missione’ è mettere a punto un sistema di analisi in grado di prevedere complicazioni per la salute fisica o psichica dei cosmonauti.
“Il riconoscimento del nostro lavoro da parte di un’istituzione internazionale come l’Agenzia Spaziale Europea è prima di tutto merito dell’impegno che, quotidianamente i professionisti mettono al servizio dei cittadini – afferma il Direttore Generale dell’Ausl di Modena Massimo Annicchiarico. Questo progetto è la concreta testimonianza del valore che è possibile produrre affiancando la ricerca all’assistenza. La collaborazione con ESA è una dimostrazione tangibile delle qualità del nostro Servizio Sanitario pubblico e della sua capacità di sviluppare soluzioni che cambiano l’idea stessa di cura, raggiungendo qualità e sicurezza elevate e perseguendo la sostenibilità attraverso l’innovazione ”.
“Sembra fantascienza – spiega il project leader dell’Azienda Usl di Modena, Giovanni Arcuri – ma non lo è. L’idea nasce da una semplice constatazione: è molto difficile pensare a un intervento clinico durante una missione spaziale, in considerazione delle condizioni operative. Per questo l’ESA sta cercando di sviluppare nuovi metodi per garantire l’autosufficienza clinica all’interno di un’astronave, requisito fondamentale per realizzare missioni spaziali sempre più lunghe. Il progetto affidato all’Azienda Usl, dopo una rigida e severa selezione internazionale, verificherà l’affidabilità di alcune tecniche innovative in grado di segnalare se un determinato ‘sistema’ – in questo caso la salute dell’astronauta – pur se in condizioni di normale funzionamento, presenti particolari caratteristiche che possano presagire l’insorgere di situazioni patologiche o di emergenza. Determinante, ai fini della vittoria del bando – e molto apprezzata dall’Ente Spaziale Europeo nella procedura di valutazione – è stata la capacità dell’Azienda USL di Modena nel gestire i dati clinici dei pazienti in modo strutturato, attraverso sistemi informativi molto avanzati”.
Il progetto nel dettaglio
AO8112: è questa la sigla con la quale l’ESA ha chiamato la ‘missione’ Autonomous Medical Monitoring System and Diagnosis che ha lo scopo di individuare possibili correlazioni, ancora sconosciute, tra l’insorgere di una malattia e l’esposizione a particolari fattori ambientali. La ricerca sperimentale tenterà anche di valutare il rischio che determinati esami clinici considerati ‘nella norma’ possano evolvere in modo negativo e cercherà di capire in che modo più parametri biomedici interagiscano tra loro, dando la possibilità di ‘prevedere’ emergenze non ancora avvenute o patologie ancora non sviluppate.
Il progetto sarà realizzato a Modena poiché l’Azienda USL dispone di un’enorme quantità di dati clinici – oltre 18 milioni di test di laboratorio (come le analisi del sangue) e 60 mila tracciati elettrocardiografici (ECG) – che, messi a confronto in modo anonimo e nel pieno rispetto della normativa sulla privacy, potrebbero far scoprire collegamenti sconosciuti tra diversi parametri medici.
Le eccellenze tecnologiche al servizio dei cittadini e della ricerca
L’informatizzazione e la dematerializzazione, nel corso degli ultimi anni, hanno rappresentato innovazioni importanti per il sistema sanitario nazionale e locale che hanno contribuito a razionalizzare le risorse esistenti, facilitando l’accesso dei cittadini alle informazioni sulla loro salute, la condivisione dei dati clinici tra più strutture e professionisti della sanità e andando a creare archivi di dati che non hanno precedenti nel passato.
L’Azienda Usl di Modena, in questo contesto, investe da più di un decennio in innovazione tecnologica e ha ottenuto primati a livello europeo come il Laboratorio “Blu” e il sistema informatico “Ris Pacs”. Due piattaforme che hanno permesso di creare quella ‘banca’ dati informatica che oggi rende possibile il progetto finanziato da ESA.
Il Laboratorio Unificato “Blu” del Nuovo Ospedale S. Agostino-Estense di Modena è attivo dal 2005 e raccoglie ogni anno oltre 3 milioni di esami, da 8 diversi ospedali, 37 punti prelievo sparsi su tutto il territorio della provincia. “Blu” è uno dei progetti più noti a livello nazionale per l’automazione e l’integrazione dei processi diagnostici. Nel Laboratorio convergono tutti i campioni prelevati nelle strutture del territorio, dove sono immediatamente identificati e inseriti nella catena ‘di lavorazione’ che consente di effettuare in modo automatico le analisi richieste. Terminate le analisi, i referti sono firmati elettronicamente e disponibili in tempo reale per il medico di reparto o quello di famiglia attraverso il repository aziendale o il Fascicolo Sanitario Elettronico.
Il passaggio a sistemi diagnostici digitali, invece, ha permesso a partire dal 2004, di fondere progressivamente i percorsi di screening e senologia clinica di tutta la provincia, creando un unico archivio in cui vengono memorizzate le immagini radiologiche dei modenesi. Un obiettivo raggiunto grazie al sistema informatico “Ris Pacs”, in grado di gestire simultaneamente tutte le immagini e le attività radiologiche provinciali, con un volume complessivo di oltre 3 milioni di esami radiografici.
Non tutti sanno che…
Anche all’interno di una stazione spaziale o di uno shuttle i componenti dell’equipaggio umano devono sottoporsi con regolarità a severi controlli di tipo sanitario, come le analisi del sangue o l’elettrocardiogramma. Non solo per raccogliere dati su come l’uomo reagisce a un soggiorno più o meno prolungato nello spazio, ma anche per controllare lo stato di benessere del singolo e, dove possibile, intervenire in anticipo su eventuali rischi per la sua salute.