Mercoledì sera, all’incontro pubblico con l’assessore regionale Sergio Venturi a Mirandola, non sono mancati momenti di tensione, considerando l’importanza dell’argomento in discussione. Circa 150 persone in platea, in una serata infuocata dai temi, dalle critiche e dalle polemiche riguardanti il referendum, che si terrà ad ottobre e per il quale il comitato promotore ha raccolto quasi settemila firme. Un referendum osteggiato dal Comune – che l’ha da tempo definito un inutile spreco di denaro per la debolezza del quesito in questione (si chiede l’istituzione di un “percorso partecipativo” che il Comune ritiene già in essere…) – ma che dimostra quanto i cittadini mirandolesi siano interessati alla questione. Di certo, allo stato dell’arte i disservizi non mancano in ospedale di Mirandola e il rischio di doversi trovare costretti a Carpi per urgenze, considerando gli atavici problemi di viabilità e la distanza in sé, per i cittadini della Bassa rappresenta un serio problema.
Mercoledì l’incontro – al netto della propaganda politica di tutte le parti in causa – ha visto comunque Venturi parlare di un futuro come ospedale unico Carpi-Mirandola, aspetto che è stato poi confermato in un documento approvato ieri, giovedì 16 luglio, dalla Conferenza territoriale sociale e sanitaria, l’organismo di rappresentanza competente in materia di programmazione sanitaria a livello provinciale, un documento nel quale si afferma la necessità di costruire un collegamento stretto tra ospedale e servizi territoriali e facilitare i percorsi interdistrettuali e, si legge, “all’interno di una sempre più stretta integrazione tra gli ospedali e i Distretti di Mirandola e Carpi, si chiede alla Regione di verificare la possibilità di realizzare un studio di fattibilità di un ospedale unico tra Mirandola e Carpi”.
Per la conferenza (secondo cui “nessuno pensa di chiudere l’ospedale di Mirandola, la ricostruzione post sisma sarà completata”) il paziente in questo modo deve essere messo in condizione di poter usufruire di tutti i punti della rete a seconda di quelle che sono le sue necessità. “Ecco perché anche l’ospedale di Mirandola non può più funzionare come entità a sé stante, ma come parte dell’intero sistema“. Una notizia che ha in realtà una lettura ambivalente.
Ripercorrendo le vicende dell’ospedale dopo il sisma, nel documento approvato dalla Conferenza territoriale sociale sanitaria si ricorda l’impegno per la ricostruzione e l’ammodernamento delle strutture e la riorganizzazione del lavoro interno secondo gli indirizzi del Pal. Dopo il sisma l’ospedale di Mirandola è stato oggetto di numerosi interventi di ristrutturazione, alcuni sono ancora in parte da completare, soprattutto quelli riguardante il Corpo 2, la parte storica dell’ospedale. L’assetto definitivo prevede circa 130 posti letto di degenza ai quali si affiancano già 10 culle per il nido, 13 letti di dialisi, sei letti di “osservazione breve intensiva” e saranno previsti 24 posti di lungoassistenza a gestione territoriale nell’ambito della casa della salute che verrà ospitata nei locali proprio Corpo 2.