La Regione Emilia-Romagna si costituirà parte civile nel processo denominato “Aemilia”? E come impegnerà le eventuali somme ottenute per il risarcimento dei danni? È quanto chiede l’interrogazione a risposta immediata in Aula presentata da tre consiglieri Pd, Roberta Mori, Stefano Caliandro e Paolo Calvano. Illustrato da Mori, il documento ricorda come i sindaci della provincia di Reggio Emilia abbiano deliberato all’unanimità la costituzione di parte civile della Provincia. Mori ha aggiunto che l’attività criminosa, dettagliata dalle cronache giornalistiche e dalle dichiarazioni dei titolari dell’inchiesta, ha arrecato “ingenti danni di immagine e concrete perdite patrimoniali per la comunità regionale: turbativa del libero mercato e della concorrenza, evasione contributiva e condizionamento degli appalti pubblici dovranno essere accertati nel corso del processo”, ma i fatti ricostruiti dalla Dda di Bologna “hanno confermato come il fenomeno della malavita organizzata sia presente sul territorio regionale e abbia pesantemente condizionato attività economiche e imprenditoriali”. Di qui, il grave allarme sociale e la necessità di garantire la massima attenzione istituzionale.
L’assessore alla legalità Massimo Mezzetti ha risposto che la Giunta “il 13 luglio scorso ha deciso di intervenire nel processo penale pendente avanti la Procura della Repubblica di Bologna in qualità di persona offesa, salvo costituirsi parte civile ad esito dell’udienza preliminare, conferendo incarico di rappresentanza e difesa all’avvocato Alessandro Gamberini”. Ciò ha consentito al legale “di ottenere l’autorizzazione ad avere copia degli atti relativi al procedimento, passaggio necessario- ha specificato l’assessore- al fine di poter verificare la legittimazione della Regione a costituirsi parte civile rispetto ai reati che saranno oggetto di rinvio a giudizio”.
Mezzetti ha poi detto che le somme eventualmente ottenute per il risarcimento dei danni provocati all’immagine e alla collettività regionale “andranno a rafforzare e incrementare tutte le azioni finora intraprese, ai sensi della L.r. 3/2011” contro le infiltrazioni della criminalità organizzata e la promozione della cultura della legalità; in particolare, “le attività degli Enti locali, delle scuole, delle università, delle associazioni e organizzazioni del volontariato per il recupero e il riutilizzo dei beni confiscati”.