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Salute, le critiche delle opposizioni emiliane dopo i tagli alla sanità: per l’Emilia -173 milioni in tre anni

da | Lug 30, 2015 | Salute | 0 commenti

La Regione Emilia-Romagna non potrà contare su circa 178 milioni di euro nei prossimi tre anni per la Sanità, come prevede il Decreto Legge sugli Enti Locali approvato dal Senato alcuni giorni fa, in cui il Governo ha inserito alcuni emendamenti riguardanti tagli alla sanità pubblica. Forti critiche al Governo arrivano dai partiti di opposizione nel Consiglio Regionale dell’Emilia-Romagna.

L’Altra Emilia-Romagna se la prende con i partiti di maggioranza sostenendo che la salute non è uno spreco: “Il provvedimento è passato con la solita fiducia – scrivono in un comunicato – imposta a un Parlamento sempre più asservito al ‘Premier-Segretario’ dove il confronto e la discussione sono azzerati. Il Governo e il Ministro Lorenzin ci tengono a precisare che non sono tagli ma risparmi… appunto, si spende meno per la tutela del diritto alla salute dei cittadini, Vorremmo capire. Come si conciliano i cosiddetti ‘risparmi’ che dovrebbero essere reinvestiti nella sanità, anche se di ciò non vi è traccia nel decreto, con il taglio alle prestazioni specialistiche che verranno distinte in necessarie e non necessarie? Chi e in che modo stabilirà quali sono le prestazioni necessarie, quindi erogate dal SSN, e quali quelle non necessarie che i cittadini dovranno pagare di tasca propria? Cosa significa “efficientare” la sanità pubblica obbligando i medici di base a curare secondo criteri economici e non secondo le necessità dei pazienti, pena la decurtazione dello stipendio.
Ma ciò che più ci sorprende è che questi tagli indegni siano stati votati senza battere ciglio anche dai Senatori del PD dell’Emilia Romagna, parlamentari provenienti da una regione, che ha fatto della qualità della sanità pubblica un fiore all’occhiello e che ora sono disposti a sacrificare per cosa? Per abbassare le tasse? È evidente che a pagare il prezzo più alto saranno le categorie più deboli, gli anziani, i disabili, gli affetti da patologie croniche, con un aggravamento ed un ampliamento della forbice sociale e delle fasce di povertà assoluta e relativa.
Quando queste scelte le faceva il centro-destra di Berlusconi, tutti insieme la chiamavamo macelleria sociale, lo era allora, lo è anche adesso.
Non solo, il decreto approvato in Sensato è la fotocopia degli accordi stato-regioni, del febbraio e del luglio scorsi, che sono stati sottoscritti anche dal presidente Bonaccini, approvati dall’assessore regionale Venturi e non criticati dal sindaco, nonché presidente della provincia, Muzzarelli. Con quale credibilità costoro fanno promesse sulle liste di attesa, sulle case della salute e sul riordino ospedaliero?
Ultimo ma non meno importante, all’indomani dell’approvazione della prima di tranche di tagli che minano il diritto alla salute, il Senato ha respinto la richiesta di arresto, della procura di Trani, per Sen. Azzollini (NCD) accusato di bancarotta fraudolenta e associazione a delinquere nell’inchiesta sul crac della casa di cura Divina Provvidenza. La Commissione Giustizia pochi giorni fa aveva votato a favore dell’arresto, PD compreso, tale era l’evidenza riportata dai magistrati. Della serie: forti con i deboli e deboli con i forti…
Noi siamo per la sanità pubblica, gratuita, universale e di qualità, pertanto invitiamo lavoratori, studenti, pensionati, cittadini, sindacati e associazioni di volontariato a far sentire la propria voce in difesa del diritto alla salute sancito dall’art. 32 della Costituzione”.

Simili le critiche mosse dal movimento 5 stelle. “Venturi e Bonaccini devono spiegare al più presto che effetto avrà il taglio di 173 milioni di euro alle casse del nostro sistema sanitario stabilito dal decreto Enti Locali che la Regione ha firmato senza battere ciglio. È da mesi ormai che stiamo aspettando il piano di riordino ma l’assessore Venturi continua a parlare solo a mezzo stampa, sbandierando il taglio delle liste di attesa con i laboratori aperti nei week end, quando non abbiamo personale sufficiente nemmeno a coprire i turni attuali e che è costretto a ore di straordinario pressoché insopportabili”. È questa la richiesta di Raffaella Sensoli, consigliera regionale del M5S e vicepresidente della Commissione Sanità dell’Assemblea Legislativa dopo la pubblicazione dell’ammontare complessivo dei risparmi (2,3 miliardi di euro) che le Regioni dovranno attuare sulla spesa sanitaria. Tagli che per l’Emilia-Romagna ammontano a 173 milioni di euro e che secondo l’esponente del m5s avranno delle pesantissime ripercussioni sull’equilibrio del sistema sanitario regionale. “Chi ha avvallato questo patto scellerato con il Governo lo ha fatto a cuor leggero senza pensare minimamente agli effetti che questa sforbiciata avrà sui servizi offerti ai cittadini e sulla qualità delle prestazioni – aggiunge Raffaella Sensoli – Nei giorni scorsi l’assessore Venturi ha dichiarato che in un modo o nell’altro la Regione andrà avanti ma noi non abbiamo ancora capito bene quale sarà il metodo utilizzato. Perché si continuano a fare proclami spot sui media senza avere ancora l’intero piano di riordino, all’interno del quale temiamo di trovare ulteriori depotenziamenti e chiusure di interi reparti? Il rischio è che a questa riduzione di risorse si sommi anche la scure di Bonaccini che si fa vanto di non aver aumentato le tasse, ma non dice dove reperirà le risorse a fronte dei tagli provenienti da Roma. Diventerebbe a quel punto una situazione insostenibile e che dobbiamo cercare di impedire con tutte le nostre forze”. Per la consigliera del m5s “gli sprechi ci sono e vanno tolti, ma non sulla pelle dei cittadini. Si possono tagliare le partecipate inutili, tagliare i vitalizi che il Pd ha garantito ai precedenti Consiglieri, eliminare definitivamente le auto blu, le consulenze esterne di cui troppo spesso si abusa, ma non bisogna negare alle persone la possibilità di curarsi. La sanità è un servizio essenziale, il più importate. Se la spesa sanitaria va ridotta – conclude Raffaella Sensoli – ma bisogna farlo con misure mirate per singola struttura, senza ridurre o abbassare la qualità dei servizi e non con decreti imposti dal Governo, costringendo in maniera che oserei definire subdola i cittadini a rivolgersi al privato. La sanità deve rimanere pubblica e accessibile a tutti. Lotteremo fino in fondo affinché ciò venga garantito”.

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