Le modifiche all’ordinanza 20 (quella sullo strumento precedentemente noto come Cas e ora trasformatosi in due diversi strumenti) e le modalità di uscita dal Map saranno le tematiche al centro del tavolo regionale sul sisma previsto per giovedì 9 luglio, e su questi argomenti Cgil intende intervenire per discutere degli effetti che ciò sta producendo.
Ecco il comunicato: “Per la Cgil il Cas non deve essere una integrazione al reddito, ma deve essere un rimborso per le spese che vengono sostenute durante il percorso della ricostruzione. Dovendo documentare i bonifici effettuati nei 3 mesi precedenti non ci sono spazi per “approfittatori” di sorta.
Bisogna inoltre sottolineare che spesso il valore degli affitti ha superato il valore medio dei canoni concordati preso a riferimento all’ordinanza n.20: infatti molti terremotati sono stati costretti ad affittare appartamenti ammobiliati poiché impossibilitati a poter recuperare il proprio mobilio da alloggi inagibili e pericolosi. In alcuni comuni inoltre la penuria di alloggi disponibili a causa del sisma ha determinato un aumento dei canoni secondo la normale legge della domanda e dell’offerta. Sarebbe quindi corretto che venisse rimborsato loro il reale canone pagato e documentabile. Per quanto riguarda l’uscita dai Map riteniamo che sia necessario stabilire il percorso da fare, accompagnando in modo corretto le persone che sono rimaste (sappiamo che nella maggior parte dei casi parliamo dei nuclei più fragili, quelli che avevano difficoltà abitative anche prima del terremoto).
Anche in questo caso non ci devono essere distorsioni nell’uso degli strumenti di sostegno . Secondo noi chi ha un percorso di ricostruzione medio lungo dovrà beneficiare del Cas fino a quando non rientrerà nella propria abitazione, mentre chi non c’è l’ha dovrà essere seguito con gli strumenti dell’assistenza sociale anche attraverso l’inserimento delle graduatorie per l’Erp o con contributi per l’affitto in base alla propria situazione reddituale.
Pensiamo che per nessuno dei terremotati sfollati questa sia la soluzione preferibile e riteniamo che sia necessario accelerare le procedure della ricostruzione attraverso il rafforzamento degli uffici tecnici comunali per abbattere i tempi di lavorazione delle pratiche mude e per la velocizzazione del ciclo finanziario dei pagamenti dei Sal, su cui si potrebbe anche verificare la possibilità di aumento delle percentuali di pagamento.
Quest’ultima questione,in parte recepita anche dalla regione, è spesso anche l’ostacolo alla partecipazione delle ditte edili locali ai cantieri della ricostruzione, poiché le ditte medio piccole locali non riescono a sostenere una esposizione finanziaria così lunga, con il rischio anche di lasciare spazio all’infiltrazione di aziende malavitose”.