In aula oggi c’erano solo 4 vittime del clan, su una novantina di parti offese. E’il primo maxiprocesso mafioso – 219 imputati, di cui 14 al carcere duro – d’Emilia e il primo giorno i giornalisti fanno la conta di chi c’era e chi non c’era. L’inchiesta Aemilia ha svelato come nella nostra terra la ‘ndrangheta avesse messo le mani su diversi affari, anche sugli appalti per la ricostruzione post terremoto. La zona grigia tra legalità e malaffare ha gettato ombre anche su alcune amministrazioni comunali che oggi si difendono. Per questo tra gli enti che hanno chiesto di costituirsi parte civile ci sono anche i comuni di Brescello e Finale Emilia: Comuni in cui entrambe le amministrazioni sono finite sotto ispezione di una commissione d’accesso per verificare la presenza di infiltrazioni mafiose.
Chi c’era e non c’era, dicevamo. Giovanni Tizian nota per l’Espresso che sono “Pochi gli imputati a piede libero presenti. Tra questi Augusto Bianchini,l’imprenditore modenese accusato di concorso esterno. Attraverso la sua società – queste le accuse su cui verte il processo – i boss avrebbero messo le mani sulla ricostruzione post terremoto”.
Ma ecco gli enti e le associazioni che hanno chiesto di costituirsi parte civile.Ministeri dell’Interno, dell’ Ambiente e l’ Agenzia delle entrate; la Provincia e il comune di Reggio Emilia, la Provincia di Modena, i comuni di Bibbiano, Brescello, Gualtieri, Montecchio, Reggiolo, Sala Baganza e Finale Emilia, Cgil Cisl e Uil dell’Emilia Romagna, la Fita-Cna, l’Arci Emilia Romagna, Libera, Avviso Pubblico, l’Associazione antimafia Paolo Borsellino, il sindacato dei giornalisti Aser e l’Ordine dei giornalisti dell’Emilia Romagna, Legambiente e Confindustria.
“In questa aula oggi – commenta Cinzia Franchini, imprenditrice Cna – si sta scrivendo una pagina storica sulla legalità e sul contrasto alle mafie in Emilia Romagna. Il clima è tesissimo e i legali degli inquisiti hanno immediatamente richiesto di far uscire chi come me era presente a rappresentare le imprese e non solo attraverso la richiesta di costituzione di parte civile. Insieme alla Fita c’è confindustria la Confesercenti e i tre sindacati dei lavoratori (Cgil Uil e Cisl). Un segnale di coesione di imprenditori e lavoratori contro mafiosi e ‘ndranghetisti che infiltrano e distruggono l’economia produttiva e sana dell’Emilia Romagna. Oggi la Fita è qui a rappresentare migliaia di imprese sane che chiedono con forza più legalità”