Il Comune di Finale Emilia è stato riconosciuto come come parte civile – quindi come parte lesa – nel processo di mafia Aemilia che si tsa tenendo in questi giorni a Bologna.
Il gup di Bologna, Francesca Zavaglia, che sta conducendo l’udienza preliminare del processo “Aemilia” sul radicamento della ‘Ndrangheta in Emilia-Romagna, ha deciso infatti sull’accoglimento delle richieste di costituzione di parte civile avanzate da privati, sindacati, amministrazioni locali e associazioni, in tutto una trentina. Sono rimasti esclusi – osserva Askanews – Arci Emilia-Romagna, Avviso Pubblico l’associazione dei comuni uniti nella lotta alle mafie, Sos Impresa, Confindustria sportello antiracket.
L’elenco, che prevedeva in tutto una trentina di soggetti, conteneva diverse istituzioni – tutte accolte dal Gup -: Regione Emilia-Romagna, Comune di Finale Emilia, Provincia e Comune di Reggio Emilia, i Comuni reggiani di Bibbiano, Brescello, Gualtieri, Montecchio, Reggiolo e Sala Baganza, e alcune province come Modena, i ministeri dell’Interno e dell’Ambiente, l’Agenzia delle entrate. A questi si sono aggiunti i sindacati Cgil dell’Emilia-Romagna, Cisl e Uil Emilia-Romagna; e associazioni come Fita-Cna, del settore degli autotrasporti.
In prima fila a chiedere la costituzione di parte civile anche Libera, l’associazione di associazioni fondata da don Luigi Ciotti, l’Associazione antimafia Paolo Borsellino, il sindacato degli giornalisti “Aser” e l’Ordine dei giornalisti dell’Emilia-Romagna, Legambiente, l’Associazione nazionale Caponnetto. Ci sono poi quattro privati e circa novanta persone offese.
La Provincia di Modena – ricorda una nota dell’ente – è stata ammessa quale parte civile in relazione alle ipotesi di reato associativo di stampo mafioso nei confronti dei partecipanti dell’associazione e dei concorrenti esterni.
Il presidente della Provincia di Modena Gian Carlo Muzzarelli sottolinea l’importanza «della presenza in questo processo della Provincia, anche in rappresentanza dei Comuni, e l’impegno costante delle istituzioni nel contrastare i tentativi di infiltrazione della criminalità organizzata nel tessuto sociale modenese».
Grande soddisfazione anche da parte di Cgil, Cisl e Uil regionali dell’Emilia Romagna, le Camere del Lavoro di Reggio Emilia e Modena – rappresentati rispettivamente da Vincenzo Colla, Giorgio Graziani, Giuliano Zignani, Guido Mora e Tania Scacchetti – per tutti i capi di imputazione indicati.Le organizzazioni sindacali confederali sono state riconosciute parte lesa per la prima volta in un processo di mafia nel nord Italia ed una delle primissime volte in generale.
L’istanza di costituzione di Parte Civile delle Organizzazioni Sindacali è stata affidata agli Avvocati Libero Mancuso, Vincenza Rando, Silvia Moisè e Andrea Ronchi.
Il lavoro – spiega una nota del sindacato – si è confermato essere uno degli elementi centrali nei meccanismi di penetrazione della criminalità organizzata nell’economia legale. L’indagine ha messo in evidenza questo come elemento cardine, con il pesante corredo degli atti di stravolgimento delle regole del mercato del lavoro e di grave lesione dei diritti di lavoratrici e lavoratori.
L’indagine inoltre ha fatto emergere il carattere di “mafia imprenditrice” assunto dall’organizzazione ‘ndranghetista in Emilia Romagna, insieme alla capacità di penetrare interi settori economici.
Il processo servirà perciò ad individuare le responsabilità nel sistema di ndrangheta che ha messo radici in questa regione. La presenza delle organizzazioni sindacali sarà fondamentale per mettere in luce la stretta connessione tra illegalità e violazione dei diritti dei lavoratori, in un contesto economico offeso dalla criminalità organizzata.
Il tentativo di imporre il “metodo mafioso” alle relazioni economiche e del lavoro deve trovare un argine nell’azione dei corpi sani della società civile, attraverso l’azione a supporto della magistratura, e nel promuovere un’azione concertata nel territorio tra istituzioni, forze sociali ed economiche per rafforzare il sistema di regole a presidio della legalità e dei diritti.
Anche per questo giudichiamo importante che una parte molto rilevante delle associazioni e dei soggetti istituzionali che hanno avanzato istanza di costituzione parte civile siano stati ammessi.
Siamo a questo punto a pieno titolo dentro questo maxi-processo per affermare, nelle aule, come nell’azione quotidiana nei luoghi di lavoro e sul territorio, che questa vuole essere terra di legalità, diritti e di antimafia, consapevoli di rappresentare il mondo del lavoro per l’affermazione democratica e costituzionale dei diritti dei lavoratori.
Sarà nostro impegno, nel proseguo del processo, tenere costantemente informati i lavoratori nei luoghi di lavoro e nel territorio”.
“La magistratura e le forze di polizia non sono sole nel loro prezioso lavoro, anche le comunità sono al loro fianco”: il segretario provinciale del Pd Lucia Bursi commenta con soddisfazione le numerose ammissioni a parte civile nel processo Aemilia. “I temi della legalità e della trasparenza – continua Lucia Bursi – devono essere prioritari nell’operato di ogni organizzazione, sia pubblica che privata”. Ecco la sua dichiarazione:
“Tante amministrazioni – compresi la Regione Emilia-Romagna, la Provincia di Modena e il Comune di Finale – i sindacati – compresa la Camera del lavoro di Modena – le associazioni economiche, quelle sociali e quelle ambientali: sono i soggetti ammessi come parte civile nel processo Aemilia. Rappresentano di fatto tutta la società civile emiliana, a dimostrazione che, se anche la ‘ndrangheta ha saputo infiltrarsi nelle nostre terre e nelle nostre imprese, il tessuto sociale ed economico locale ha comunque mantenuto gli anticorpi per poterla combattere. La magistratura e le forze di polizia non sono sole nel loro prezioso lavoro, anche le comunità sono al loro fianco. I temi della legalità e della trasparenza devono essere prioritari nell’operato di ogni organizzazione, sia pubblica che privata. Noi per primi, come Partito democratico modenese, abbiamo messo all’ordine del giorno della prossima Direzione provinciale del partito, l’adozione di uno specifico ordine del giorno sui temi della legalità. Nessuno può chiamarsi fuori, questa deve essere una battaglia che combattiamo tutti insieme”.