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Appalti pubblici, ancora troppi ritardi nell’attuare le norme sulla legalità

da | Dic 8, 2015 | Ricostruzione, Ultime news | 0 commenti

Una sintetica ricognizione dei dati relativi ai contratti per lavori, forniture e servizi pubblici effettuati nel corso dell’anno che abbiamo alle spalle, conferma alcune evidenti criticità per la regione Emilia-Romagna”. Lo afferma Franco Zavatti, Cgil Modena-coordinatore sicurezza e legalità Cgil Emilia-Romagna. Spiega in una nota come “Un numero di 2.734 gare per lavori con un importo complessivo di 1.263 milioni. Rispetto all’anno precedente, il numero cala di un 12% e di poco cresce l’importo, più basso però del trend nazionale.

Il 1° semestre 2015 registra però, per la nostra regione, un calo sia nel numero che negli importi dei lavori messi a gara pubblica (-5%) per evidente effetto della lunga crisi e del troppo e perdurante taglio agli investimenti pubblici locali.
Anche i dati relativi alla provincia di Modena, in merito agli affidamenti di lavori nel 1° semestre di quest’anno, registrano un calo del -12,8% nel volume di spesa rispetto allo stesso semestre 2014.
Altrettanto, Modena registra un calo nelle spese per forniture e per i bandi di gare nei servizi.
Dati che – continua Zavatti – confermano le valutazioni preoccupate, espresse anche dal Sindacato.

Ma interessa approfondire più nello specifico le valutazioni riguardanti le “procedure e modalità prevalenti”, tuttora utilizzate dalle Stazioni Appaltanti pubbliche nelle nostre province emiliano romagnole.
E ciò alla luce – oltre che delle insistenti proposte correttive del Sindacato – delle specifiche indicazioni e norme espresse dall’ANAC/ Anticorruzione anche col recentissimo aggiornamento del 28 ottobre; le raccomandazioni – prosegue il sindacalista-  dell’Osservatorio Regionale Appalti; le norme cogenti delle Direttive Europee; il testo di legge Delega votato dalla Camera lo scorso 17 novembre ed in corso di approvazione definitiva al Senato.
In particolare, ci soffermiamo su alcuni filoni delicati ed esposti ai rischi di irregolarità e possibile corruzione.
1- Procedure di gara adottate nei bandi di appalto. Nell’intero 2014 il procedimento di selezione della ditta per fare i lavori più utilizzato dalle amministrazioni in regione è la “procedura negoziata senza previa pubblicazione”: sono 1.152 per complessivi 363 milioni. Poi vengono gli “affidamenti diretti e cottimo fiduciario”. Infine, solo 283 le procedure con “bando” per 384 milioni di lavori.
In provincia di Modena nel solo 1° semestre 2015, su 316 aggiudicazioni per lavori, forniture e servizi, 94 avvengono con “procedura negoziata senza bando”.

2- Modalità di assegnazione dei lavori ancora troppo condizionate dal “massimo ribasso” nonostante gli impegni ai convegni. Il report 2014 per la nostra regione afferma che “il criterio di valutazione delle offerte più utilizzato è quello del prezzo più basso nell’80% dei contratti” e che “le imprese provenienti da fuori regione praticano ribassi più elevati di quelle regionali” !
In provincia di Modena nel 1° semestre di quest’anno per aggiudicare i lavori si sono praticati ribassi dal 20% al 30% in 36 appalti ed una decina fino oltre il 40%: Usl, Comune di Modena, Consorzio Bonifica, Enel.
Per le forniture, il record è di Hera che accetta uno sconto del 42,3%, e per i servizi è dell’USL con ribassi del 40%, ed Aimag addirittura del 68,8% !!

3- Norme e procedure di fatto poco efficaci nei controlli per i tanti casi di subappalto nei lavori.
Il 52% dei contratti ultimati in regione lo scorso anno vede l’ingresso di subappalti nella misura di n°5.313 per un importo di 207 milioni.
Solo con la prossima legge delega che recepirà le Direttive EU – ed anche grazie alla legge di iniziativa popolare sostenuta da Cgil – si auspica l’introduzione di norme più efficaci sui controlli, regolarità e “clausole sociali” a tutela dei lavoratori.
È nella catena dei subappalti che si infila più facilmente il lavoro nero, irregolare e le “imprese amiche”, come emerge dalle tante inchieste anche emiliane.

4- La perdurante ed eccessiva frantumazione del numero di Enti appaltanti sul medesimo territorio, regionale e provinciale.
Nonostante la legge obblighi da tempo i Comuni con meno di 5.000 abitanti ad unirsi per gestire gli appalti, ed un’altra successiva legge del giugno 2014 obblighi “tutti i Comuni non capoluogo” ad organizzarsi in SUA-stazioni uniche appaltanti almeno a livello delle Unioni Comunali, la situazione è paradossalmente questa: nel solo territorio dei 47 comuni modenesi, operano ben 141 enti pubblici che bandiscono appalti! Non di meno, ed anche di più, nelle altre nostre province.
Dei 316 appalti assegnati nello scorso semestre in provincia, solamente 26 sono indetti dalle amministrazioni unite nelle Unioni Comunali modenesi.
Frantumazione di competenze, spesso in piccoli uffici, ai danni del necessario livello tecnico, operativo e sopratutto dei reali controlli.
E’ da qui, ovviamente, che passano più facilmente i favori, le sviste, le pressioni corruttive.

Sono evidenti –  chiude Zavatti – gli spazi concreti ed urgenti per migliorare le “buone pratiche” nel governo locale dei lavori pubblici, per la maggiore trasparenza, i possibili risparmi e più lavoro regolare”.

 

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