A Modena l’andamento della copertura vaccinale è in linea con il trend nazionale e regionale e si attesta al 95 per cento, in calo rispetto al passato (nel 2008 si arrivava al 98 per cento) e al limite del livello raccomandato per garantire l’efficacia delle vaccinazioni su tutta la popolazione. Il dato è stato esposto in Consiglio comunale dall’assessora a Welfare e Sanità Giuliana Urbelli che, giovedì 10 dicembre, ha risposto a un’interrogazione proposta da Paolo Trande (Pd) che chiedeva “se anche a Modena, come nel resto d’Italia, si sia registrato un calo delle vaccinazioni e, di conseguenza, differenze nell’epidemiologia delle malattie infettive con una recrudescenza di malattie che fino a qualche anno fa erano sotto controllo e come si intende contrastare l’obiezione alla vaccinazione”.
I dati modenesi rilevati dall’Ausl di Modena, ha spiegato l’assessora Urbelli, dimostrano che negli ultimi anni stanno crescendo i casi di obiezione alla vaccinazione: fino al 2008 la copertura toccava il 98 per cento, nel 2010 era scesa al 97 per cento ma il picco di caduta si è avuto a partire dal 2012 quando alcuni tribunali hanno emesso sentenze che individuavano rapporti di causa-effetto tra vaccinazione e condizione di malattia. Il dato attuale del 95 per cento di copertura è la soglia al di sopra della quale si verifica la cosiddetta “immunità di gregge”, che protegge anche la piccola percentuale dei non vaccinati, ma al di sotto della quale può aumentare l’incidenza delle malattie infettive. Il quadro epidemiologico, pur risentendo del calo, gode ancora dei benefici delle campagne vaccinali del passato.
Riguardo ai motivi del calo delle vaccinazioni, l’assessora ha poi sottolineato che “da un’indagine regionale svolta nel 2014 alla quale ha partecipato anche l’Azienda Usl di Modena, risulta che il livello socio-economico più elevato agisce come fattore ostacolante alla vaccinazione, probabilmente a causa di una crisi della percezione di autorevolezza degli enti pubblici, in questo caso sanitari, e del sapere scientifico. La stessa ricerca ha rilevato che, al contrario, è altissima l’adesione alla profilassi vaccinale nella popolazione migrante che ha ancora vivo il ricordo delle malattie infettive. Si sono creati movimenti di opinione che enfatizzano gli effetti collaterali delle vaccinazioni. Bisogna però ricordare che i casi con conseguenze gravi sono uno su due milioni di dosi, mentre una malattia come il morbillo può provocare complicazioni che sfociano in polmonite in un caso su 20; in encefalite in un caso su duemila e in morte in un caso su tremila. Quello che bisogna ricordare – ha aggiunto l’assessora – è che la vaccinazione non riguarda solo i bambini ma è per la vita”.
Per contrastare il fenomeno dell’obiezione alla vaccinazione, l’Azienda Usl promuove l’informazione attraverso la presenza nei social media, con campagne regionali e soprattutto tramite il personale sanitario.
Dopo aver richiesto la trasformazione in interpellanza, Domenico Campana di Per me Modena ha commentato che l’obiezione ai vaccini si nutre di un misto di scetticismo nei confronti della classe medica, di sottovalutazione e di pregiudizi: i vaccini hanno allontanato le malattie e oggi le persone sono indotte a pensare che la natura è buona e il vaccino cattivo. Dobbiamo trovare il modo di fare una controbattaglia, perché quando il pregiudizio è nelle classi colte è molto più difficile da eradicare”.
Nella replica, il consigliere Trande ha ribadito come “il fattore culturale sia quello che ha il peso maggiore nel fenomeno dell’obiezione vaccinale: al momento non ci sono effetti epidemiologici rilevabili, ma è immaginabile che se scendiamo sotto la soglia di copertura possa accadere anche da noi quello che sta succedendo in altri Paesi con il ritorno della poliomielite e anche delle morti per difterite. Bisogna lavorare sulla divulgazione corretta perché rischiamo di correre rischi seri che riguardano tutti senza dimenticare che non vaccinarsi giovandosi dell’effetto di vaccinazione degli altri dal punto di vista etico è molto discutibile”.