A San Possidonio è al lavoro nella ricostruzione post sisma un’impresa de L’Aquila, il capoluogo su cui nel 2009 si è abbattuto un terremoto che ha provocato la morte di 309 persone e oltre dieci miliardi di euro di danni. E’ un occhio particolare, il loro, che si posa sulla ricostruzione emiliana.
«La situazione è meno caotica rispetto all’Aquila: ci sono meno imprese, più organizzazione a livello istituzionale, burocrazia più rapida. Tutto anche grazie a danni minori e a case isolate», spiega a Il Capoluogo.it il titolare della Demoter, l’azienda aquilana che sta lavorando a San Pois.
Perché un’impresa edile dell’Aquila, città che ospita il cantiere più grande d’Europa, decide di partire e affrontare un altro terremoto?
«Appena è partita la ricostruzione mi è stato proposto di lavorare in questi comuni emiliani e io ho accettato. Abbiamo cominciato con la ricostruzione di abitazioni private. Dal 2013 a oggi io e la mia squadra abbiamo lavorato su 7 cantieri: tre conclusi e quattro in procinto di riconsegna».
«Negli anni passati con tutto il caos che c’era all’Aquila, dove tutt’oggi lavoro, mi sono spostato a nord. Ho trovato un’altra situazione, un altro terremoto e anche un’altra mentalità. All’inizio è stata dura. Dal contatto con i fornitori, all’organizzazione dei cantieri fino a oggi che abbiamo un’unità locale al completo fatta di uffici, depositi, stoccaggio materiali, alloggi».
«Il centro della città (San Possidonio- Mirandola) è pieno di cantieri. La fortuna è che non è stato distrutto interamente dal terremoto quindi i residenti non hanno mai provato l’alienazione degli aquilani, cittadini di una città che non c’è. Questo ha avuto effetti differenti anche sull’esodo della popolazione: qui la gente resta».
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