Gli ambulanti che vediamo ogni giorno al lavoro nei mercati della Bassa non hanno tutti la stessa tassazione e gli stessi sgravi fiscali. Molto cambia a secondo di dove abbiano registrato la loro impresa, una situazione che si trascina da tempo e che ora fa alzare la voce alle associazioni di rappresentanaza. “Chiediamo sia messo fine all’ingiusta penalizzazione subita dagli imprenditori del commercio ambulante che, pur operando all’interno della zona franca urbana hanno la sede al di fuori di essa. Un ‘trattamento’, è il caso di dirlo, che sta causando non pochi problemi in termini economici.” E’ ReTE Imprese Modena – formata da Confesercenti, Ascom-Confcommercio, Lapam Confartigianato e CNA – a farsi portavoce di un problema di non poco conto per la categoria
“Dal dicembre 2015 – sostiene ReTE – siamo in attesa di una risposta da parte del Mise (Ministero dello Sviluppo Economico) e dalla direzione regionale dell’Agenzia delle Entrate alla richiesta da noi avanzata, atta a riconoscere il diritto alle imprese cosiddette itineranti, – attività che sviluppano almeno il 25% del loro volume d’affari all’interno del territorio delimitato come Zone franche urbane – di beneficiare delle agevolazioni previste dalla Legge 125 del 2015. E questo perché, non riteniamo né equo e né tanto meno corretto, l’utilizzo come riferimento principale dell’ubicazione della sede ove si trova impresa.”
“Vogliamo ricordare che questo metodo è il medesimo utilizzato anche a L’Aquila per tutte le imprese ambulanti, la cui attività si svolge nei mercati programmati all’interno nelle zone franche urbane, pur avendo la sede fuori dalle medesime. Riteniamo pertanto ingiusta l’interpretazione data fino ad ora alla legge, protesa ad escludere dalle agevolazioni attività imprenditoriali già sufficientemente penalizzate economicamente, perché al di fuori delle zfu. Per questo sarà importante intervenire quanto prima per mettere fine ad una situazione deleteria e nociva per il tessuto economico dell’area”, conclude ReTe Imprese Modena.