Oltre 1,3 milioni, le imprese femminili attualmente in Italia, più di 93.000 in Emilia Romagna e circa 14.000 nella provincia di Modena. Attività imprenditoriali che operano sia nei settori più tradizionalmente legati alle donne – quali ad es. commercio, cura della persona, istruzione, etc. – sia nei servizi, alle imprese (intermediazione immobiliare, informatica, ricerca), ristorazione, accoglienza, ma anche trasporti e costruzioni. Significativo il fatto che questi dati presentano una crescita due volte più elevata del totale delle imprese – basti pensare che tra gli imprenditori under 35 a livello nazionale 1 su tre oggi è donna – a dimostrazione della crescente volontà delle donne di affermarsi avviando una propria attività economica indipendente. Nello scenario attuale l’importante tasso di sviluppo che registra l’imprenditoria femminile – anche a livello provinciale – è giustificato sia dalla difficoltà delle donne d’oggi, come lo è in generale per i giovani, di trovare un’occupazione da lavoro dipendente, sia dalla possibilità di meglio gestire la conciliazione dei tempi famiglia lavoro, seppur a fronte di maggiore impegno e sacrifici.
Cosa significhi però fare impresa per una donna oggi, presenta diversi interrogativi, e su questo il Coordinamento imprenditoria Femminile di Confesercenti Modena rapportandosi con le associate, in vista della ricorrenza dell’8 marzo, ha provato a dare risposta. “In primo luogo parlare di ‘impresa rosa’ è limitativo, per la ragione che l’impresa è impresa e basta. Come gli uomini, si rischia, ci si mette in gioco, si fanno scelte e si scommette sulla capacità di adattarsi a situazioni nuove, stimolanti, in grado di provocare cambiamenti. Si mettono in campo nervi saldi, grande flessibilità e una capacità di adattamento rapido alle situazioni, oltre ad un’apertura mentale straordinaria.” L’attaccamento ‘viscerale’ all’azienda, sia nel bene che nel male, e la capacità di saper mutare il punto di osservazione dei fenomeni, risultano essere le cose che più caratterizzano l’approccio femminile al fare impresa. Oggi anche in grado di cogliere nuovi spazi da riempire con attività dall’approccio innovativo, e nuovi scenari del fare impresa più confacenti alle donne.
Rimangono sullo sfondo però elementi che ancora frenano l’attività imprenditoriale femminile. A partire da alcune influenze culturali che condizionano l’immagine che le donne hanno di loro stesse. Le donne, hanno un senso di responsabilità molto sviluppato che impedisce loro di dedicare tutte le energie al lavoro, se prima non sono certe di aver provveduto a tutte le necessità della famiglia e del privato. Socialmente l’essere madre, compagna, ma anche figlia assegna alla donna un ruolo determinante per la stessa sopravvivenza dello schema sociale in cui viviamo, e che mal si concilia con un modello imprenditoriale che oscilla tra la competitività selvaggia e completamente assorbente dell’azienda tradizionale e le nuove tendenze ritenute ancora poco impresa. A ciò si aggiungono: la mancanza di incentivi a sostegno dell’imprenditoria in generale, non solo femminile; l’accesso al credito, oggi comunque difficile per tutti, e in taluni casi più complesso per le donne. “È indubbio che occorra smantellare e vincere la farraginosa burocrazia che attanaglia l’impresa e ottenere una tassazione più equa e differenziata per le piccole attività. Ma è pur anche vero che i soli provvedimenti normativi difficilmente, pur con tutta la buona volontà del caso, potranno portare a cambiamenti sostanziali in tempi brevi. C’è ancora molta strada e parte di essa sarà da provare a fare con gli uomini, a maggior ragione quando si tratta di impresa. Smettendo una volta per tutte di dividere il mondo in due fazioni alleate in famiglia e in perenne lotta sul lavoro e nei ruoli istituzionali”, conclude CNIF Modena.