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Un 8 marzo per la lotta alla violenza sulle donne e per l’educazione alla parità per i più giovani

da | Mar 6, 2016 | Altri Comuni | 0 commenti

Il nuovo Piano regionale contro la violenza alle donne, per rafforzare la rete di prevenzione e protezione, e un convegno dedicato ai giovani e all’educazione alla parità di genere.

Così la Giunta regionale dell’Emilia-Romagna celebra la ricorrenza del prossimo 8 marzo.

Un’occasione anche per fare il punto sui progressi raggiunti e sui problemi che ancora permangono, sulle iniziative e interventi per la realizzazione dell’uguaglianza. Con il contributo dei dati aggiornati raccolti nella quinta edizione del volume “Le donne in Emilia-Romagna”che sarà presentato proprio in occasione del convegno.

“Abbiamo approvato il primo Piano regionale contro la violenza alle donne per rafforzare la rete di prevenzione, protezione e sostegno”, ha sottolineato l’assessore regionale alle Pari opportunità Emma Petitti. “E’ uno strumento fondamentale, costruito insieme ai Centri antiviolenza, agli Enti locali, alle forze sociali e alle associazioni femminili, ai Garanti, alla Consigliera di parità e al Cug regionale, perché vogliamo che sia patrimonio dell’intera comunità emiliano-romagnola. Le donne devono sapere che non sono sole e che potranno troverà in ogni territorio un presidio che le aiuterà ad uscire dal circuito della violenza e a recuperare la piena indipendenza, dal primo momento dell’emergenza fino ad arrivare all’autonomia occupazionale. Lavoreremo per sostenere la rete regionale, attraverso i fondi statali (che dovrebbero attestarsi intorno a 1,2 milioni di euro) e attraverso un bando regionale dedicato, e proseguiremo nell’impegno quotidiano per la diffusione di una sensibilizzazione e di cultura che ci consenta di arrivare alla piena parità e uguaglianza di genere”.

Il piano regionale contro la violenza alle donne

Il primo “Piano regionale contro la violenza alle donne”, previsto dalla l.r. 6/2014 e approvato nei giorni scorsi dalla Giunta, è lo strumento principale per rafforzare la rete di prevenzione, protezione e sostegno alle donne vittime di violenza.

E’ un documento, che ora sarà discusso dall’Assemblea legislativa, basato sui principi delle convenzioni internazionali (dalla Convenzione Onu per l’eliminazione di ogni forma di discriminazione contro le donne alla Convenzione di Istanbul del Consiglio d’Europa) e delle norme nazionali e regionali che collocano il tema della violenza contro le donne nel campo della protezione dei diritti umani e del diritto fondamentale alla salute.

Le aree di intervento oggetto del piano sono quattro: la prevenzione del fenomeno della violenza maschile, con particolare riguardo alla sensibilizzazione e formazione delle giovani generazioni; la protezione delle donne vittime di violenza e il sostegno verso l’autonomia; iltrattamento degli autori di comportamenti violenti e le azioni di sistema per il contrasto alla violenza.

Il piano triennale punta a rafforzare la rete di protezione esistente, anche attraverso attività di formazione e sensibilizzazione, e ad aumentare e potenziare l’integrazione tra i servizi pubblici, i centri antiviolenza e le case-rifugio regionali.

I centri antiviolenza regionali sono strutture gestite da donne, che funzionano gratuitamente e garantiscono un sostegno e un aiuto concreto, anonimo e integrato con gli altri servizi, a donne vittime di violenza o minacciate. Il documento stabilisce chi può promuovere i centri (organizzazioni e associazioni autonome di donne o di promozione sociale o volontariato iscritte ai registri regionali, onlus iscritte all’anagrafe dell’agenzia delle entrate che operino nel settore dell’aiuto delle donne vittime di violenza, con esperienze quinquennali e specifiche in materia; enti locali in forma singola o associata) e i servizi che essi devono offrire (accoglienza, consulenza psicologica, legale, supporto indiretto ai minori, orientamento alla formazione e al lavoro).

A garanzia di elevati standard di qualità di tali strutture, il piano, in collaborazione con tutti i referenti territoriali, istituisce l’elenco regionale dei 23 centri antiviolenza e l’osservatorio regionale sulla violenza di genere (per ampliare e uniformare il sistema di raccolta e analisi dei dati a tutta la rete di sostegno e aiuto per le donne).

Per quanto riguarda i finanziamenti, nel 2015, grazie alle risorse nazionali del Fondo per le politiche relative ai diritti e alle pari opportunità (relative al biennio 2013 e 2014), la Regione ha ripartito 1,2 milioni di euro tra i Comuni sedi di case e centri antiviolenza: sia per finanziare o ampliare servizi già operativi (854 mila euro) sia per sostenere l’apertura di nuovi centri o case rifugio (346 mila euro). Nei prossimi mesi èatteso il decreto ministeriale di riparto dei fondi nazionali previsti nella legge di stabilità 2016 e relativi alle annualità 2015-2016.

Il convegno

Si intitola “Adolescenza, relazioni ed educazione alla parità” il convegno in programma martedì 8 marzo in Regione (dalle ore 10 alle 13, nella Sala 20 maggio 2012, Terza torre, viale della Fiera 8).

Aperto dall’assessore regionale alle Pari opportunità Emma Petitti e dalla presidente della Commissione assembleare per la parità e i diritti delle persone Roberta Mori e chiuso dalla presidente del Corecom Giovanna Cosenza, il convegno sarà dedicato ai giovani studenti dell’Emilia-Romagna e, in particolare, agli oltre 200 ragazzi e ragazze che hanno preso parte al percorso educativo e formativo in 10 istituti superiori di Bologna e provincia.

Curato dall’Associazione “Il progetto Alice” e finanziato dalla Regione, il progetto ha previsto incontri, lezioni interattive e laboratori per promuovere relazioni consensuali e libere da stereotipi di genere tra ragazze e ragazzi adolescenti. Ne è scaturita una campagna di comunicazione contro la violenza alle donne nelle relazioni intime tra adolescenti intitolata “Che cos’è l’amor?”. La campagna, presentata in occasione del convegno, sarà al centro di una mostra allestita per un mese nel Museo Giardino geologico della terza torre della Regione e diffusa online sui principali social network.

Le scuole coinvolte nel progetto sono: Liceo Minghetti, Ipsas Aldrovandi Rubbiani, Liceo Righi, Liceo Fermi, Fondazione Aldini Valeriani, Cfp Fomal, Liceo Laura Bassi a Bologna; Cfp Form.Art (Porretta), Iiss Keynes (Castel Maggiore) e Iis Scappi (Castel San Pietro Terme).

Il convegno si potrà seguire live su Twitter con #8marzo.

Le donne in Emilia-Romagna

In occasione dell’8 marzo la Regione pubblica la quinta edizione del volume “Le donne in Emilia-Romagna”.

Il testo mette in evidenza statistiche di genere fondamentali per il monitoraggio dei risultati raggiunti e per orientare e programmare le nuove politiche attraverso obiettivi misurabili.

Contiene una fotografia aggiornata delle condizioni di vita delle donne in Emilia-Romagna, raffrontandola con dati italiani ed europei.

Dal punto di vista demografico, racconta di una regione con un livello di invecchiamento tra i più elevati in Europa: ha 65 anni o più il 23,4% (contro una media del 18,5% per l’Ue28), nel 57% dei casi si tratta di donne.

Altro fenomeno consolidato per la nostra regione: la presenza di cittadini stranieri (oltre 538 mila), la quota più elevata tra le regioni italiane. Tra le donne, le residenti di cittadinanza non italiana sono il 12,5%, con una punta massima del 27% tra le giovani tra i 25 e i 34 anni.

Si tratta di una nuova popolazione che richiede nuove attenzioni a partire, ad esempio, dalla garanzia di servizi per la salute in una Regione che si colloca ai primi posti in Italia per la partecipazione ai programmi di screening femminili per la prevenzione e offre anche percorsi di assistenza alla gravidanza e al parto, che nel tempo si sono rilevati efficaci per ridurre il peso delle disuguaglianze socio-economiche nell’accesso alla prevenzione e alle cure.

I dati confermano l’alta partecipazione femminile al mercato del lavoro sia nel confronto con le altre regioni italiane sia rispetto alla media Ue28. Nell’attuale contesto di crisi, il tema centrale diventano le forti disparità fra i generi nelle opportunità lavorative, di carriera e nei livelli retributivi, affrontato dalla Regione attraverso il Patto per il lavoro e con interventi per rafforzare ilsistema di welfare per permettere laconciliazione della vita lavorativa delle donne, ancora troppo spesso contemporaneamente impegnate nella cura dei figli e degli anziani. Fondamentali sono la buona risposta (con i livelli più elevati in Italia) di presa in carico dei minori nei servizi socio-educativi per la prima infanzia e il numero di anziani cui è garantita in Emilia-Romagna l’assistenza domiciliare integrata (Adi) rispetto al totale della popolazione con 65 anni e più: 3 volte in più della media delle regioni del Nord Italia.

Altro tema centrale è quello dello studio e della formazione. Nonostante le ragazze abbiano costantemente risultati migliori (sono più regolari nei cicli di studi, si iscrivono di più all’università e in maggior numero conseguono il titolo universitario), tendono a evitare gli istituti tecnici a favore dei licei e a concentrarsi poi all’università nei gruppi disciplinari dell’insegnamento, letterario, linguistico, politico-sociale e medico. In Emilia-Romagna le laureate nelle discipline scientifiche e tecnologiche sono appena il 14,5% contro il 23% dei ragazzi (valore comunque di quasi 4 punti superiore alla media italiana).

In crescita la presenza delle donne nei luoghi decisionali: alle votazioni politiche del 2013, le percentuali di donne elette in Parlamento erano in aumento rispetto al passato (dalla legislazione del 2008 a quella del 2013 la presenza femminile alla Camera e in Senato è passata dal 20,3% al 30,7%) con le Marche e l’Emilia-Romagna che hanno fatto segnare la più alta percentuale di donne elette. L’Assemblea legislativa regionale è qui allo stato attuale composta dal 36% di donne (rispetto al 18% della media italiana), la Giunta da 5 assessori donna su 12 componenti.

Infine, il tema della lotta alla violenza sulle donne. Nel 2014 in Emilia-Romagna sono state sporte oltre 9.000 denunce per violenze verbali, fisiche, psicologiche o sessuali su donne. Di queste donne oltre 5.500 sono state vittime di minaccia o ingiuria, circa 700 di stalking, più di 2.500 di violenze fisiche (lesioni e percosse), quasi 350 di stupro, di cui 29 con la partecipazione di più persone. Nello stesso anno, infine, sono state uccise 8 donne e altre 15 hanno subito un tentativo di omicidio.

In questo ambito, centrale è il lavoro svolto dai 13 centri che compongono il Coordinamento dei centri antiviolenza della regione Emilia-Romagna. Nel corso del 2015 vi si sono rivolte 3.353 donne (+2% rispetto allo scorso anno), 1518 italiane (64,4%) e 840 provenienti da altripaesi. Tra tutte, 1731 sono madri di 3020 figli, la metà dei quali ha assistito o subito direttamente atti o episodi di violenza. Le donne ospitate nelle case-rifugio sono state 198 e i figli 213.

La pubblicazione sarà online l’8 marzo sul portale regionale http://statistica.regione.emilia-romagna.it/. La copia cartacea potrà essere richiesta telefonando al Servizio al numero 051 5273313.

 

 

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