Massa Finalese questa mattina all’alba è stata svegliata dalle luci delle sirene che arrivavano al Castello del parco Carrobio, noto per il bellissimo spazio verde pubblico che arricchisce questa fetta della Bassa. Era la Finanza che qui ha portato a termine un’operazione che ha sgominato una banda di truffatori che ha finto di possedere imprese terremotate per carpire milioni e milioni di contributi destinati alla ricostruzione post sisma. Una truffa dal valore di 6 milioni e mezzo di euro: una cifra enorme.
Come si vede nel video, diverse automobili, alcune con le insegne delle Fiamme gialle altre in borghese sono partite dalla sede della finanza a Modena per fare rotta a Massa Finalese, considerata il cuore del sistema di truffa messo in atto da almeno 9 persone. Tante, infatti, hanno subito vari provvedimenti di natura cautelare.
Secondo l’accusa queste persone hanno utilizzato un società a loro riconducibili per ottenere con complessi sistemi fraudolenti i contributi. Soldi che non spettavano loro. Avrebbero simulato il trasferimento della sede di queste società – peraltro con comunicazioni successive al verificarsi degli eventi sismici, proprio presso l’immobile di pregio della Bassa modenese che compare nel video della Finanza.
Cinque sono i provvedimenti di custodia cautelare, delle quali una in carcere e quattro ai domiciliari, nei confronti del promotore della truffa e dei suoi familiari, tutti attivamente coinvolti, Quattro invece le ordinanze interdittive della professione e di qualunque tipo di carica sociale nei confronti dei professionisti e degli amministratori di diritto (prestanome) delle società utilizzate nel meccanismo fraudolento. Il sequestro preventivo ammonta a 4,3 milioni di euro, cui è stata data concreta esecuzione nella mattinata di oggi e che ha portato, tra l’altro, al sequestro del castello di Massa Finalese, di proprietà della famiglia indagata.
Come spiega il Resto del Carlino “Al centro dell’associazione a delinquere finalizzata alla truffa ai danni dello Stato c’è la nota famiglia Folchi di Massa Finalese (oltre a una persona di loro fiducia), proprietaria del Castello alle porte della frazione, di società di turismo, case protette, cooperative di servizio e holding capogruppo. In cella è finita la figlia Eleonora, mentre ai domiciliari il padre Lorenzo, la moglie Elia Rinaldi, i figli Leonardo e Margherita. Il meccanismo perverso, scoperto grazie a una segnalazione dell’Inps, nasce dopo il sisma quando le sedi legali delle società di proprietà della famiglia, estranee al cratere sismico, vengono trasferite nel Castello di Massa Finalese, sequestrato, per poter accedere ai prestiti sisma.
Trasferimenti fittizi (che la famiglia sostiene, invece, di aver effettuato prima del sisma), per accedere al mutuo agevolato, garantito dalla Cassa Depositi e Prestiti. I terremotati d’Emilia ben ricordano l’accesso al mutuo garantito, con le banche che operavano i pagamenti agli enti da parte dei contribuenti, i quali a loro volta avrebbero versato le rate dei mutui alle banche stesse. La famiglia al centro della vicenda giudiziaria – secondo la ricostruzione del Carlino – per bypassare la procedura, aveva chiesto alle banche di effettuare i pagamenti su posizioni fiscali già coperte per poi chiedere il rimborso dei soldi pagati in più, utilizzando il mutuo per il valore complessivo di sei milioni di euro. Le somme, infatti, indebitamente richieste e ottenute a titolo di mutuo agevolato, venivano utilizzate per il pagamento di pendenze di natura privatistica, per lo più debiti commerciali o per ottenere indebiti profitti attraverso lo schema della fittizia duplicazione di versamenti, principalmente a titolo di contributi previdenziali. In questo modo si costituiva un credito di imposta non spettante.
«Si tratta – dichiara il colonnello della Guardia di Finanza, Pasquale Russo – di una frode molto grave in quanto lo Stato ha messo a disposizione fondi per i bisogni dei terremotati». Nel decreto di sequestro preventivo per beni riconducibili all’associazione per circa 4,3 milioni è compreso anche il Castello di Massa. La differenza rispetto all’importo complessivo delle disponibilità finanziarie indebitamente ottenute è già stata sottoposta a sequestro presso l’Inps.”