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Mercoledì sciopero dei metalmeccanici: si protesta in piazza

da | Apr 18, 2016 | In Primo Piano, Mirandola, Finale Emilia, San Felice sul Panaro, Concordia, Bomporto, Lavoro | 0 commenti

Si prevedono parecchie centinaia di lavoratori metalmeccanici al presidio di mercoledì prossimo 20 aprile davanti alla sede di Confindustria Modena (via Bellinzona) a partire dalle ore 9.30 (e sino alle 12) per chiedere il rinnovo del contratto nazionale di lavoro Federmeccanica.
Il presidio rientra nelle azioni di mobilitazione messe in campo per lo sciopero nazionale proclamato unitariamente da Fim/Cisl Fiom/Cgil Uilm/Uil di 4 ore (le prime 4 ore per i giornalieri, le ultime 4 ore per i turnisti) per il rinnovo del contratto nazionale Federmeccanica che a Modena è certamente il più esteso e interessa oltre 20.000 addetti.
Le ragioni dello sciopero sono state presentate stamattina in conferenza stampa dai segretari provinciali Cesare Pizzolla (Fiom/Cgil), Claudio Mattiello (Fim/Cisl) e Alberto Zanetti (Uilm/Uil) (in foto).
Le trattative per il rinnovo del CCNL Federmeccanica sono ferme dal 24 marzo e l’Associazione non si è spostata rispetto a posizioni inaccettabili per i sindacati, oggi uniti nelle rivendicazioni dopo 8 anni.
“Innanzitutto – ha spiegato Pizzolla – Federmeccanica vuole restringere il perimetro d’applicazione del CCNL, non vuole dare aumenti a tutti i lavatori, ma i pochi aumenti che è disposta a concedere (ben al di sotto delle richieste nelle piattaforme delle tre federazioni) sarebbero applicabili solo al 5% dei lavoratori, ovvero solo a quelli con i minimi tabellari, ma non a chi ha già premi di produzione, scatti di anzianità, super minimi individuali, ecc..”. In pratica Federmeccanica vorrebbe assorbire queste voci accessorie negli aumenti nazionali, “cancellando di fatto i 2 livelli di contrattazione – nazionale e aziendale – che non si sommano più come oggi, ma un livello mangia l’altro e ne rimane uno solo” ha spiegato il segretario della Fiom.

Le posizioni dunque rimangono distanti su salario e orario. “Sapevamo che la trattativa era difficile” ha aggiunto Alberto Zanetti della Uilm/Uil. Dopo 10-12 incontri, in ristretta e in plenaria, le trattative si sono arenate e “Federmeccanica è ferma sulle sue posizioni di voler cambiare il modello con cui si sono rinnovati tutti i contratti dal 1993 ad oggi” ha proseguito Zanetti. A parte i chimici, gli alimentaristi e i bancari che hanno da poco rinnovato i contratti, tutti gli altri settori sono esposti al rischio del nuovo modello contrattuale che Federmeccanica sta cercando di imporre, visto che la stessa Confindustria lo ha indicato come il modello possibile per i futuri rinnovi.

“La posizione di Federmeccanica è singolare e intransigente – ha aggiunto Claudio Mattiello della Fim/Cisl – mette in discussione il doppio livello di contrattazione con la tutela del potere acquisto da parte del CCNL nazionale e la redistribuzione della produttività a livello aziendale”. “La posizione di Federmeccanica abbassa le richieste economiche e mette in discussione la nostra rappresentanza nelle aziende – spiega Mattiello – perché limita il potere contrattuale. Non accettiamo questa impostazione, e le nostre richieste anche se con piattaforme diverse, sono unificate sul modello contrattuale. Non molleremo e non daremo l’alibi di mollare il tavolo, se necessario continueremo nella lotta”.

Per questo è importante la partecipazione anche delle confederazioni Cgil Cisl Uil al presidio davanti a Confindustria mercoledì mattina, e con i loro segretari prenderanno la parola insieme a Fim Fiom Uilm. Non è solo solidarietà quella di Cgil Cisl Uil e delle altre categorie che numerose verranno con proprie delegazioni al presidio, ma una concreta risposta a Confindustria per dire no ad un modello contrattuale, che, se passa nei metalmeccanici, rischia di estendersi a tutti.

La trattativa per il contratto dei metalmeccanici deve poi andare di pari passo con le rivendicazioni al Governo su ammortizzatori sociali e riforma delle pensioni, poiché nonostante la crisi sia ancora forte a Modena, non sono più disponibili gli stessi ammortizzatori di prima, mentre la legge Fornero blocca le uscite.
Basti pensare che c’è una ripresa dell’utilizzo della Cigs in regione, da gennaio 2016 si è infatti passati da 11 milioni a 13 milioni di ore utilizzate, con un’incidenza più elevata su Modena e Bologna, mentre dal 24 settembre non è più disponibile la cassa integrazione per cessazioni, sono più complessi i percorsi per attivare la Cig in deroga ed è stato diminuito il valore economico dei contratti di solidarietà.

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