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Si fingevano terremotati per truffare sulla ricostruzione

da | Apr 5, 2016 | Finale Emilia, Ricostruzione | 0 commenti

Hanno percepito indebitamente denaro pubblico destinato alla ricostruzione dopo il sisma che nel maggio 2012 aveva colpito la provincia di Modena: sulla base di questa accusa il comando provinciale della Guardia di Finanza di Modena ha eseguito 9 provvedimenti cautelari personali e sequestrato un patrimonio immobiliare e mobiliare stimato sui 4.300.000 nei confronti di persone a carico delle quali è ipotizzata l’appartenenza all’associazione a delinquere finalizzata alla truffa ai danni dello Stato, per l’indebita percezione di disponibilità riconosciute dallo Stato.
Cinque i provvedimenti di custodia cautelare, della quali una in carcere e quattro ai domiciliari; 4 ordinanze interdittive della professione. Oltre al sequestro preventivo, che comprende anche un immobile storico di pregio.
Lo fa sapere l’Ansa.
A finire nei guai sono stati i membri di un’associazione a delinquere che avrebbe truffato lo Stato per ben 6,5 milioni di euro, percependo indebitamente i contributi emessi dopo il tragico sisma del 2012.

L’operazione, denominata “Earthquake” e coordinata dal PM di Modena Francesca Graziano, è nata da una segnalazione dell’INPS circa presunti illeciti connessi alla presentazione di domande di rimborso, nei confronti di soggetti appartenenti al medesimo nucleo familiare i quali, speculando sulle forme di sostegno alle popolazioni ed al sistema produttivo destinate ai territori terremotati hanno utilizzato un reticolo di società ai loro riconducibili per ottenere con complessi sistemi fraudolenti i contributi. Fondi che per altro venivano poi utilizzati non per le finalità indicate, ma per soddisfare esigenze personali e aziendali del tutto estranee alle finalità solidaristiche.

Per poter accedere ai benefici riconosciuti dalla normativa emergenziale per il pagamento di imposte, tasse e contributi si legge su ModenaToday – questi soggetti avrebbero simulato il trasferimento della sede delle società a loro riconducibili, peraltro con comunicazioni successive al verificarsi degli eventi sismici, presso un immobile di pregio situato all’interno del cratere della Bassa modenese. I 6,5 milioni così ottenuti sarebbero poi utilizzate per il pagamento di debiti commerciali o per ottenere indebiti profitti attraverso lo schema della duplicazione di versamenti, principalmente a titolo di contributi previdenziali. La procedura prevedeva che le somme accordate a titolo di mutuo non entrassero nella materiale disponibilità dei beneficiari ma fossero veicolate all’Erario o agli Enti previdenziali interessati direttamente dagli Istituti bancari convenzionati con la Cassa Depositi e Prestiti su indicazione degli stessi beneficiari; pertanto, i responsabili della truffa per avere il possesso dei fondi, grazie anche alla complicità di soggetti prestanome e di professionisti, facevano eseguire versamenti di imposte o contributi non dovuti o già pagati, per poi richiederne il rimborso o fruire del riconoscimento di crediti di imposta a saldo di ulteriori posizioni debitorie.

Cinque sono i provvedimenti di custodia cautelare, delle quali una in carcere e quattro ai domiciliari, nei confronti del promotore della truffa e dei suoi familiari, tutti attivamente coinvolti, Quattro invece le ordinanze interdittive della professione e di qualunque tipo di carica sociale nei confronti dei professionisti e degli amministratori di diritto (prestanome) delle società utilizzate nel meccanismo fraudolento. Il sequestro preventivo ammonta a 4,3 milioni di euro, cui è stata data concreta esecuzione nella mattinata di oggi e che ha portato, tra l’altro, al sequestro di un immobile storico di pregio, il castello di Massa Finalese, di proprietà della famiglia indagata.

 

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