In un clima di raccoglimento e di commozione, si è tenuta nella mattinata di venerdì 27 maggio, presso l’area verde adiacente la chiesa parrocchiale di San Giacomo Roncole di Mirandola, l’inaugurazione della stele voluta dal Vescovo Francesco Cavina in memoria delle vittime degli eventi sismici del 2012.
Tanti coloro che hanno partecipato alla cerimonia, a partire dai famigliari delle persone che hanno perso la vita in quei drammatici giorni di quattro anni fa.
Unanime la gratitudine da loro espressa a monsignor Cavina e alla Diocesi di Carpi per l’iniziativa che ha reso omaggio ai loro cari. Presenti le autorità civili, fra cui Vasco Errani, già presidente della Regione Emilia-Romagna e già commissario straordinario per la ricostruzione, Giancarlo Muzzarelli, presidente della Provincia di Modena, i rappresentanti delle amministrazioni comunali di Mirandola, Carpi e dell’Unione Comuni Modenesi Area Nord, le autorità militari, i Vigili del Fuoco e i membri delle realtà associative che si sono adoperate durante l’emergenza del sisma.
Non hanno, poi, voluto mancare, come segno di condivisione fra Chiese sorelle, i delegati delle Diocesi colpite dal terremoto, Bologna, Modena-Nonantola, Ferrara-Comacchio, Reggio Emilia-Guastalla e Mantova. Come ha affermato monsignor Cavina nel suo intervento, la stele, nel fare memoria di quanti sono stati prematuramente strappati all’affetto dei loro famigliari, è anche un invito a ricordare la solidarietà fiorita tra le macerie del sisma e donata da tanti fratelli e sorelle. “La morte ci fa toccare con mano che tutto, in pochi attimi, può finire – ha sottolineato il Vescovo -. Ciò che resta è solo l’amore perché Dio è amore. Ed è proprio l’amore che ha fatto rinascere la voglia di ripartire, di ricostruire, di tornare a progettare e a sognare. Il monumento vuole essere, dunque, un richiamo a noi e alle future generazioni che è a questa sorgente che si deve attingere se si vogliono raggiungere traguardi veri di libertà, di giustizia e di pace a cui appassionatamente l’uomo, ogni uomo, aspira”.
La stele
La stele è collocata in un’area verde appartenente alla parrocchia di San Giacomo Roncole, frazione di Mirandola – nel territorio della Diocesi di Carpi -, lungo la strada statale 12.
Il progetto, con il coordinamento di Paolo Ranieri, fiduciario economico diocesano, è stato ideato e donato al Vescovo dall’architetto Federica Gozzi. L’esecuzione dei lavori è interamente a carico della Curia vescovile di Carpi.
Due sono gli oggetti che si incontrano nel percorso del memoriale. Sul primo, recuperato dai crolli del sisma, è posta la targa che riporta la dedica del Vescovo Francesco Cavina.
Il secondo, più significativo sia per dimensioni sia per forza espressiva, è una struttura composta da ventotto elementi verticali, in acciaio, che dal terreno si protendono al cielo e sono spezzati ad altezze differenti. Rappresentano le
ventotto vittime del terremoto e la loro diversa età, provenienza e fede.
Il discorso del Vescovo Francesco Cavina
Da fratello, da amico e da Pastore di questa Chiesa locale di Carpi, do il benvenuto alle famiglie che hanno conosciuto il dolore per la perdita di un loro caro nei giorni drammatici del sisma del 2012, ai rappresentanti delle Diocesi di Bologna, Modena, Ferrara, Reggio Emilia, Mantova, alle autorità civili e militari e a tutti voi cari fratelli e sorelle in Cristo. Il monumento che stiamo inaugurando è un atto di omaggio che intende conservare – quando le ferite esterne della distruzione non ci saranno più – la memoria di quei giorni di tragedia, di sofferenza e di lacrime. Tanti secoli prima di Cristo, il profeta Isaia già proclamava: un giorno ricostruiranno le vecchie rovine, rialzeranno gli antichi ruderi, restaureranno città desolate (61.4). E’ quanto sta accadendo anche nella nostra terra. Ma noi non vogliamo che il tempo e la ricostruzione facciano dimenticare le persone che sono strappate immaturamente all’amore dei loro familiari. Esse meritano di venire ricordate perché a fondamento della rinascita di queste terre ci sono anche il loro coraggio, la loro dignità e loro doti di mente e di cuore.
Nel clima dell’Anno Santo della misericordia questo monumento vuole inoltre costituire una testimonianza a non dimenticare la solidarietà fiorita tra le macerie e donata da tanti fratelli e sorelle e quindi diventa un richiamo a non stancarci di metterci alla scuola della condivisione e della carità.
La morte ci fa toccare con mano che tutto, in pochi attimi, può finire. Ciò che resta è solo l’amore. Resta solo l’amore perché Dio è amore. Nulla può contro l’amore. Ed è proprio l’amore che ha fatto rinascere la voglia di ripartire, di ricostruire, di tornare a progettare e a sognare. Il monumento vuole essere, dunque, un richiamo a noi e alle future generazioni che è a questa sorgente che si deve attingere se si vogliono raggiungere traguardi veri di libertà, di giustizia e di pace a cui appassionatamente l’uomo, ogni uomo, aspira
(Mons. Francesco Cavina)