Sono oltre 35.000 le firme certificate raccolte a Modena e provincia per ognuno dei 3 referendum abrogativi (voucher, appalti e licenziamenti illegittimi) che accompagnano la campagna Cgil Modena e nazionale per la proposta di legge popolare sulla Carta dei Diritti Universali del Lavoro (il nuovo Statuto dei lavoratori).
Con la consegna lo scorso 30 giugno delle firme certificate sui 3 referendum alla Corte di Cassazione a Roma (oltre 3 milioni e 300 mila firme a livello nazionale, 1 milione e 100mila per ogni referendum) si chiude la prima parte della straordinaria campagna referendaria messa in campo in questi 3 mesi dalla Cgil sulla Carta dei Diritti. Una campagna di raccolta firme che continuerà sino a fine settembre per la proposta di legge sulla Carta stessa, per cui sono previsti tempi di raccolta più lunghi rispetto ai referendum.
Le oltre 35.000 firme certificate consegnate in Cassazione, fanno di Modena uno dei primissimi territori per la raccolta firme a livello nazionale, tenuto conto che le firme raccolte sono state 38.322 per singolo referendum (dato medio), portando il dato complessivo delle firme raccolte sui 3 referendum e la Carta, ad oltre 154.000.
“Un risultato straordinario” ha commentato stamattina Tania Scacchetti segretaria Cgil Modena nella conferenza stampa con i componenti della segreteria Cgil Modena Marzio Govoni, Claudio Riso e Manuela Gozzi. “Frutto di una mobilitazione importante – ha aggiunto la segretaria – che ha visto migliaia di nostri attivisti, delegati, iscritti e funzionari impegnati nella raccolta firme nei luoghi di lavoro e fra i pensionati, ma anche negli oltre 400 banchetti pubblici da Massa Finalese a Pievepelago promossi in piazze, mercati, eventi, al concerto gratuito dei Modena City Ramblers lo scorso 5 maggio”.
Se si conta che alle ultime elezioni regionali hanno votato in provincia di Modena 198.000 persone, le oltre 38.000 firme referendarie raccolte dalla Cgil sono un risultato certamente sorprendente e probabilmente nessun referendum ha mai raggiunto tale livello di partecipazione.
“A nome della segreteria Cgil Modena – ha aggiunto Scacchetti – rivolgo un sentito ringraziamento a tutti i nostri volontari che da aprile si sono impegnati per la raccolta firme, ma anche ai tanti certificatori degli uffici pubblici presenti ai tavoli, e ai tanti uffici anagrafe comunali che in queste ultime settimane abbiamo letteralmente sepolto di richieste di autenticazione, da cui abbiamo avuto risposte in modo efficiente e puntuale, pur non potendo contare su rinforzi di personale. Anche da questo si misura l’importanza del lavoro pubblico, spesso oggetto di infondate campagne denigratorie”.
“La campagna referendaria ci ha permesso di uscire dal perimetro noto dei luoghi di lavoro – hanno commentato i sindacalisti Cgil – e di misurarci con la gente, con i tanti giovani che hanno voluto firmare, consapevoli di essere i più penalizzati nel mercato del lavoro. Sul referendum abrogativo dei voucher, ad esempio, abbiamo misurato la consapevolezza dei giovani, e insieme dei pensionati (che hanno i nipoti precari), su uno strumento che favorisce il lavoro nero, anziché farlo emergere, e di come i voucher siano purtroppo diffusissimi nella nostra provincia (oltre 2 milioni e mezzo di voucher utilizzati a Modena nel 2015) anche in settori manifatturieri e in edilizia dove non si giustifica in nessun modo il lavoro occasionale accessorio”.
Consegnate le firme in Cassazione, adesso la Cgil attende la pronuncia sull’ammissibilità dei quesiti referendari, con la possibilità di poter svolgere i referendum nel 2017.
Sino a fine settembre 2016 continua comunque la raccolta firme sulla legge di iniziativa popolare sulla Carta dei Diritti universali del Lavoro.
“La politica e il Parlamento non potranno essere indifferenti a un tale risultato sostenuto da una così ampia partecipazione popolare – ha concluso nella nota Scacchetti – e da ottobre cominceremo a sollecitare i parlamentari perché la proposta di legge sia messa seriamente in discussione. Crediamo fermamente che sia possibile riscrivere il diritto del lavoro, dopo anni di politiche neo-liberiste, riconoscendo a tutti i lavoratori, i diritti fondamentali indipendentemente dalla tipologia contrattuale o forma di lavoro”.