Il FMI ha commesso una serie di imperdonabili errori di giudizio sulla Grecia
di Andrea Lodi (*)
Secondo un rapporto pubblicato di recente dall’Independent Evaluation Office (IEO), un organismo indipendente all’interno del Fondo Monetario Internazionale (FMI), pare che alcuni funzionari del FMI abbiano commesso una serie di imperdonabili errori di giudizio sulla Grecia. L’ufficio di valutazione indipendente, in un rapporto di 650 pagine, usa parole pesanti: «cultura della compiacenza», incline all’analisi «superficiale e meccanicista», e un sistema di governance apparentemente fuori controllo.
Partiamo dalla premessa che gli interventi del FMI in Europa sono stati realizzati con modalità non rispondenti alle normali procedure seguite dal Fondo. I tre salvataggi della Grecia, del Portogallo e dell’Irlanda non hanno precedenti nella storia del FMI per dimensioni e modalità. Ai tre paesi è stato permesso di prendere in prestito oltre il 2.000% della loro quota allocata – più di tre volte il limite normale – pari all’80% di tutti i prestiti del Fondo tra il 2011 ed il 2014.
Il progetto di una moneta unica in Europa, ha di fatto scombussolato le procedure e la burocrazia del FMI, unitamente ad un esagerato ottimismo sulla solidità dell’euro. Ottimismo che non ha preso in considerazione le critiche di alcuni membri dello staff del FMI, che avevano avvertito che il progetto dell’euro presentava delle falle.
Si legge nel rapporto dell’IEO: “Prima del lancio dell’euro, le dichiarazioni pubbliche dell’FMI tendevano a sottolineare i vantaggi della moneta comune. Dopo un intenso dibattito interno, è prevalsa una posizione favorevole a quello che veniva percepito come il progetto politico dell’Europa”.
Non esistevano piani di riserva su come affrontare una crisi sistemica nella zona euro – o su come gestire la politica di un’unione monetaria multinazionale – perché era stato escluso a priori che ciò potesse accadere.
“La possibilità di una crisi da bilancia dei pagamenti in un’unione monetaria era considerata praticamente inesistente”. Nel 2007, poco prima della crisi finanziaria che ha coinvolto l’intero pianeta, l’FMI pensava ancora che “in vista dell’adesione della Grecia all’unione monetaria, la capacità di reperire finanziamenti esteri non è un problema”.
In piena crisi economica, con la Grecia a rischio di default, le strategie adottate dal FMI, con il beneplacito dei Paesi forti dell’UE (Germania, Francia ed Inghilterra), sono state contrarie alle reali esigenze del Paese. La Grecia ha dovuto sopportare una terapia shock a base di austerità invece che un intervento di ristrutturazione del debito: un taglio del debito e una svalutazione competitiva.
Nel caso di una Grexit la Grecia non avrebbe rimborsato un solo centesimo dei propri debiti ufficiali, con il rischio per i Paesi della troika di una perdita assoluta di svariati miliardi di euro (solo per la Germania si stima una perdita di circa 90 miliardi di euro), cui si aggiunge una cifra incalcolabile in termini di danni collaterali.
La dura verità è che la Grecia è stata sacrificata per salvare l’euro e le banche del Nord Europa.
La crisi Greca ha evidenziato il nocciolo del problema: l’unione monetaria senza Tesoro o unione politica è vulnerabile alle crisi del debito. In caso di shock, gli Stati non hanno più gli strumenti sovrani per difendersi. Il rischio di bancarotta si sostituisce al rischio di svalutazione. Per contro l’unione monetaria dovrebbe proprio avere questa funzione: essere da garante alle difficoltà ed inefficienze dei singoli Stati membri. Quanto accaduto alla Grecia dovrebbe farci aprire gli occhi sulle reali funzioni dell’Unione Europea, e sulle sue mancanze. Gli Inglesi l’avevano capito già da tempo, e se ne sono andati. Torto o ragione, non lo so’, rimane il fatto che l’attuale tanto acclamata Unione Europea, forse esiste soltanto nella testa di qualche burocrate.
(*) Andrea Lodi, vive a San Prospero (MO), è aziendalista, specializzato in Pianificazione Strategica. Giornalista economico, da gennaio 2009 cura “Economix“, la rubrica economica di PiacenzaSera.it; da settembre 2014 collabora con SulPanaro.net.
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