La farina della ricostruzione viene da grano coltivato a San Biagio, macinato a pietra a Sermide. Un vero chilometro zero in un periodo in cui il cereale lo andiamo a prendere sempre più lontano, senza avere certezze, peraltro, su come venga coltivato. E’ surreale: il prezzo del grano italiano continua a scendere e nonostante questo i ricarichi dei produttori di pasta sono arrivati al 400%, mentre quelli dei produttori di pane hanno raggiunto addirittura il 1.450%. Chi coltiva con prezzi così bassi non riesce ad andare avanti; chi produce pasta lamenta il basso tasso proteico del grano italiano che li costringe a importare dall’estero. E noi mangiamo sempre meno pasta made in Italy.
Per questo è molto interessante quello che si sta sperimentando nella nostra Bassa, terra di produttori di grano da sempre. Nella frazione sanfeliciana è stata coltivata una varietà di grano che si chiama “Inallettabile 96”. Si tratta di una vecchia conoscenza per i nostri contadini: è un tipo di grano coltivato fino dagli anni ‘50 con indice glicemico e contenuto di glutine più bassi rispetto ai grani industriali. Se ne sono prodotti, per ora, pochi quintali coltivati su mezzo ettaro: la vendita verrà fatta a fine agosto alla fiera di San Biagio e alla fiera di San Felice dall’azienda agricola della parrocchia. Il ricavato andrà al progetto di ecovillaggio rurale che si vuole realizzare su quest’area.
Una sperimentazione, ma dal prossimo anno si vogliono recuperare altri cereali italiani della tradizione per almeno 5-6 ettari, da lavorare poi su filiera corta almeno fino alla macinazione e al confezionamento.
La farina della ricostruzione è made in San Biagio
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