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Notizie da Londra: intervista ad una giovane ricercatrice mirandolese

da | Ago 31, 2016 | Personaggi | 0 commenti

di Andrea Lodi (*)

Alessia Cavazza ha 32 anni. Vive e lavora a Londra da gennaio di quest’anno, con il marito Antonio e con il figlio Tommaso di appena 7 mesi d’età.

Dopo una laurea in Biotecnologie, un corso di specializzazione in Biotecnologie mediche ed un Dottorato di ricerca in Medicina molecolare e rigenerativa, tre anni fa da Mirandola, città dove è nata e vissuta, ha deciso di trasferirsi a Boston negli USA, dove ha lavorato con il marito presso la Medical School dell’Università di Harvard.

Risultati immagini per Great Ormond Street Hospital di Londra

Oggi Alessia è una giovane ricercatrice presso il Great Ormond Street Hospital di Londra, un importante ospedale pediatrico della University College London, dove si occupa di terapia genica per curare malattie genetiche rare che coinvolgono il sistema immunitario.

Per quale motivo hai scelto di vivere a Londra?

Io e mio marito volevamo riavvicinarci all’Italia dopo aver vissuto negli USA e allo stesso tempo vivere in una città dove fosse possibile trasferirci insieme e trovare facilmente lavoro. Essendo entrambi ricercatori, l’offerta di lavoro in Italia e nei paesi dell’Europa “meridionale” era piuttosto scarsa e non competitiva. Londra ci è sembrata il giusto compromesso tra vicinanza a “casa” e la possibilità di svolgere il nostro lavoro in maniera soddisfacente e gratificante. Londra costituisce un centro di snodo economico mondiale che genera un’offerta di lavoro abbondante e continuo in tutti i settori, dal barista al manager d’azienda.

Leggi l’articolo “Brexit: il ritorno dei cervelli” del 17 agosto 2016

Come sono gli stipendi a Londra, rispetto all’Italia?

Nel mio campo molto più alti, almeno il doppio e simili a quelli degli Stati Uniti. Certo, parlo di un lavoro che in Italia è uno dei più sottopagati, quindi non è difficile superarli. Ad ogni modo ho avuto l’occasione di parlare con persone impiegate in altri settori e l’idea generale che mi sono fatta è che in media gli stipendi siano più alti e ci siano anche più opportunità di avanzare di livello in base alla propria produttività lavorativa.

Come funziona il welfare state in Inghilterra?

Il welfare state in Inghilterra funziona molto bene. Per quanto riguarda l’assistenza sociale, per esempio, in caso di disoccupazione o di figli a carico, i benefici garantiti dallo Stato sono notevoli e per questo il welfare inglese è uno dei più attrattivi d’Europa. La stessa cosa non si può dire dell’istruzione obbligatoria pubblica che è di scarsa qualità.

A proposito della Brexit, che idea ti sei fatta?

Credo che la Brexit sia stata di fondo un grosso errore orchestrato involontariamente per meri fini politici. Gli inglesi stessi sembravano stupiti di quello che era successo, increduli che la vincita del Leave fosse avvenuta davvero.

E’ cambiato qualcosa nel Regno Unito dopo la vittoria del Leave?

Al momento non ho notato grossi cambiamenti. Credo che a pagarne le conseguenze sarà per la maggior parte Londra, più che le altre zone dell’Inghilterra, considerando che ospita la stragrande maggioranza di imprese e attività che hanno legami con la UE.

Per voi ricercatori che cosa cambierà?

Per il settore della ricerca medica l’uscita dall’Europa avrà un impatto concreto, considerando che non vi sarà più accesso ai finanziamenti europei di cui l’Inghilterra è stata fino ad ora il maggiore beneficiario tra i paesi dell’Unione. Tuttavia va sottolineato che nel Regno Unito i fondi “interni” destinati alla ricerca, garantiti sia dallo Stato che da privati (in particolare dalle charities), sono molto significativi. Inoltre, in base a come risolveranno la questione della libera circolazione dei membri degli stati europei ci potrebbero essere anche ripercussioni sulla capacità dell’Inghilterra di reclutare professionisti di vari settori, ricerca inclusa, che ha fino ad ora favorito la crescita economica e tecnologica del paese.

Conclusioni

Alessia continua il suo racconto parlandoci di un Paese, l’Inghilterra, dove prevale una cultura meno “sociale” e più chiusa rispetto all’Italia, ma che “gli inglesi sono molto più precisi, organizzati e soprattutto più rispettosi delle regole rispetto agli italiani e questo rende la città molto più vivibile dei centri italiani e il lavoro più efficiente e gratificante e molto meno frustrante di quanto sia molto spesso in Italia”.

Alla domanda se ha nostalgia dell’Italia, Alessia risponde “solo d’estate”, e continua “l’Italia è un paese meraviglioso, con città, cultura e gastronomia invidiati in tutto il mondo. Credo che potrebbe essere e ottenere molto di più, se solo lo volesse. Invece è al momento un paese immobile, oppresso dalla burocrazia, che offre pochissimo ai giovani e che si affaccia alla modernità con fatica. Per non parlare del mio settore, la ricerca medica e l’istruzione in generale, dove si continua a tagliare fondi e a non volere investire, dove è impossibile essere competitivi e di certo non per mancanza di menti eccellenti”.

(*) Andrea Lodi, vive a San Prospero (MO), è aziendalista, specializzato in Pianificazione Strategica. Giornalista economico, da gennaio 2009 cura “Economix“, la rubrica economica di PiacenzaSera.it; da settembre 2014 collabora con SulPanaro.net.

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