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La corruzione frena l’economia

da | Set 28, 2016 | Editoriale | 0 commenti

di Andrea Lodi (*)

L’Italia che non c’è

Ogni volta che dallo schermo di un televisore, di un computer o di uno smartphone ho occasione di vedere l’immagine dell’onnipresente Matteo Renzi, mi domando: ma da dove viene tutto questo ottimismo?

Ma dov’è l’Italia di cui blatera in modo, oserei quasi dire, ossessivo? Possibile che non riesca a vedere la situazione reale in cui si trova il Paese? Possibile che non se ne renda conto? Poi, ogni tanto, da una parte remota del mio cervello, o meglio di ciò che ne rimane, perché anch’esso pare abbia tanta voglia di unirsi alla lunga coda dei cervelli in fuga –  il problema che non può farlo senza portarsi appresso l’ingombrante restante parte del corpo – mi giunge un dubbio: ma non è che ci racconta un sacco di balle?

Eeh, lo so cari amici sinistroidi che è difficile poter anche solo immaginare una cosa del genere. Il problema di fondo è che i dati sulla situazione Paese – che vengono pubblicati da enti di ricerca affidabili e competenti – non combaciano con quelli dell’Italia che ci racconta il presidente del Consiglio.

Secondo l’Istat l’economia italiana non cresce da troppo tempo. Gli indici del clima di fiducia di imprese e consumatori sono in forte calo. Gli italiani non hanno fiducia nelle istituzioni politiche, economiche e finanziarie, e non hanno una visione del futuro.

La corruzione colpisce l’economia

Se a questo quadro poco idilliaco aggiungiamo i dati di una ricerca realizzata dalla Fondazione David Hume, elaborata per conto del Gruppo “Il Sole 24 Ore”, il quadro del malessere che sta interessando l’Italia negli ultimi anni (situazione che purtroppo è precedente all’inizio della crisi economica), è preoccupante.

Il dossier elaborato dalla Fondazione David Hume, infatti, misura il livello di corruzione dei 32 Paesi OCSE. La graduatoria (**) premia i Paesi con gli indici più bassi. I Paesi scandinavi sono i più virtuosi: Finlandia al primo posto con 7,5; Danimarca al secondo posto con 8,3; Svezia al quarto posto con 12,9; Norvegia all’ottavo posto con 17,9; Olanda al nono posto con 18,4. Al contrario i Paesi con maggiore tasso di corruzione, quelli con gli indici più alti, vedono l’Italia in cattiva compagnia al terz’ultimo posto con 56,2, accompagnata da Grecia al penultimo posto con 57,2 e Turchia all’ultimo posto in classifica con 60,6.

Per l’Italia, tanto per non farci mancare nulla, si segnala una dinamica peggiorativa. Il 75% degli italiani ritiene, infatti, che la diffusione della corruzione nel nostro Paese sia aumentata negli ultimi tre anni, mentre le aree più esposte alla contaminazione sono ritenute i partiti politici (68%), i rappresentanti politici (63%), i funzionari che decidono gli appalti pubblici (55%), quelli dei permessi edilizi (54%), quelli delle licenze commerciali, gli ispettori e il sistema sanitario (44%), le banche e le istituzioni finanziarie (40%) e le autorità fiscali (35%).

Publio Cornelio Tacito affermava: “corruptissima republica plurimae leges”: più uno stato è corrotto più fa leggi.

(*) Andrea Lodi, vive a San Prospero (MO), è aziendalista, specializzato in Pianificazione Strategica. Giornalista economico, da gennaio 2009 cura “Economix“, la rubrica economica di PiacenzaSera.it; da settembre 2014 collabora con SulPanaro.net.

(**) Segue grafico dell’indice di corruzione dei Paesi OCSE:

 grafico-indice-corruzione-ocse

 

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