“L’affermazione del direttore generale Annicchiarico secondo cui non sarebbe obbligatorio l’adeguamento al 60% dell’ospedale riguardo al rischio sismico, oltre che essere in totale contraddizione con la normativa vigente va anche contro quello che lo stesso assessore Venturi ha affermato rispondendo alla mia interrogazione su questo tema. Forse Venturi e Annichiarico dovrebbero mettersi d’accordo”. È questo il commento di Giulia Gibertoni sulle polemiche nate dopo il suo atto ispettivo in Regione e il recente Consiglio comunale di Mirandola sul mancato adeguamento sismico dell’ospedale della Bassa. “Il decreto legge del 6 giugno 2012, all’articolo 3 comma 10 stabilisce che il livello di sicurezza sismica di un edificio danneggiato anche in parte dal sisma dovrà essere definito in misura pari almeno al 60% della sicurezza richiesta ad un edificio nuovo e che questo tipo di interventi dovranno essere eseguiti entro ulteriori 18 mesi – spiega Giulia Gibertoni – Ecco perché quanto ha affermato Annicchiarico l’altra sera durante il Consiglio comunale di Mirandola è inesatto visto che il limite del 60% non è un optional ma uno standard di sicurezza che per legge bisogna raggiungere. D’altronde fu lo stesso assessore Venturi, rispondendo a una nostra interrogazione aveva confermato questa impostazione individuando proprio il limite del 60% e affermando che proprio questa era la normativa recepita dall’Emilia-Romagna per gli ospedali. Per questo – conclude Giulia Gibertoni – tentare di giustificare questa grave mancanza in termini di sicurezza confondendo le acque è molto grave, così come lo è scaricare tutta la responsabilità. Quello che è chiaro è che l’AUSL ha espressamente rinunciato all’obiettivo del livello di sicurezza e del relativo finanziamento. Per questo chiediamo alla Regione di intervenire con fondi propri per colmare questo deficit. In questo momento quello che ci preme è la sicurezza dell’ospedale per dare sicurezza ai cittadini fruitori della struttura. Non possiamo accettare che dopo una battaglia per non far ridimensionare i servizi, portata avanti con il primo referendum a livello nazionale sui servizi sanitari e che ha visto una straordinaria partecipazione da parte dei cittadini, non si abbia certezza su un livello accettabile di sicurezza sismica”.