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Sanità, 24 sindacati contro le riforme della Regione

da | Set 20, 2016 | In Primo Piano, Salute | 0 commenti

Un fronte così largo e compatto, notano gli osservatori, non si era mai visto. Tutti contro la Regione Emilia-Romagna e le sue ipotesi di riforma sanitaria. A dire no sono primati ospedalieri, medici, radiologi,chirurgi, ortopedici, anestesisti, veterinari,

 

Sono ventiquattro le associazioni, riunite in sedici sigle, che “chiedono un incontro al governatore Stefano Bonaccini per manifestare tutto il loro disappunto e disagio per non essere coinvolti nelle scelte sanitarie di viale Aldo Moro. Assenza di relazioni sindacali, riorganizzazioni nel segno dell’«appropriatezza e razionalizzazione» che si trasformano «in tagli dei servizi e mortificazioni delle professionalità», mancato rispetto di norme e accordi già stipulati, reclutamento di personale con contratti atipici o attraverso cooperative”, scrive il Corriere della Sera, sottolineando come i camici bianchi si dicano pronti anche allo sciopero.

La contestazione è portata avanti dalla Federazione dei medici di medicina generale, dagli anestesisti e rianimatori e i medici dell’emergenza di Aaroi-Emac, “i medici ospedalieri di Anaao-Assomed, daii primari ospedalieri, chirurghi, ortopedici, traumatologi di Anpo-Ascoti-Fials medici, i medici di Cimo e quelli della Uil, i patologi clinici, psicologi, radiologi, medici del territorio di Fassid-Aipac-Aupi-Simet-Sinafo-Snr, gli ambulatoriali convenzionati esterni di Fesmed, gli autonomi delle professioni sanitarie di Fials e i medici autonomi Snami, i pediatri di Fimp, i veterinari di Fvm, medici e infermieri del sindacato di base Sgb e i cosiddetti sumaisti, ovvero i medici ambulatoriali del Sumai pagati a ore”.

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E il caso finisce in politica

Visto che la Giunta ha presentato un accordo sul comparto sanità coinvolgendo non solo il 10% della rappresentanza sindacale ma escludendo gran parte di quelle sigle che avevano denunciato pubblicamente il loro dissenso e cercando di creare anche una spaccatura all’interno degli stessi sindacati confederali, crediamo che la promessa di maggiore ascolto fatta dall’assessore Venturi sia in realtà un bluff completo. Per questo abbiamo provveduto ad inoltrare una richiesta urgente di audizione in Commissione di tutte le sigle sindacali che nei giorni scorsi avevano avanzato pubblicamente il loro dissenso”. Dopo aver presentato nei giorni scorsi una interrogazione sul tema, Giulia Gibertoni interviene riguardo alle polemiche sulle scelte che riguardano le politiche sanitarie regionali che stanno mettendo in contrapposizione la Giunta e la maggior parte delle sigle sindacali del comparto sanità. “Già nei giorni scorsi avevamo chiesto all’assessore Venturi un’attenta riflessione su queste criticità, oltre all’avvio di relazioni sindacali improntate non solo all’ascolto ma anche all’assunzione di proposte – spiega Giulia Gibertoni – Oggi però scopriamo che la Giunta si è affrettata a presentare un accordo per le politiche regionali di innovazione e qualificazione del Servizio sanitario, guarda caso qualche giorno dopo la clamorosa protesta dei sindacati, e non coinvolgendo nemmeno tutti i sindacati interessati ma creando anche spaccature al loro interno, addirittura ci risulta che non sia stata invitata la categoria dei medici. Un atteggiamento che non fa altro che aggravare il clima di tensione che l’assessore Venturi sembra essere assolutamente disinteressato a risolvere”. Oltre a presentare una interrogazione specifica sul tema Giulia Gibertoni, nei giorni scorsi, ha inoltrato quindi una richiesta di audizione sulla situazione ed evoluzione del Servizio Sanitario regionale delle organizzazioni sindacali (Anaao-­‐Assomed, Anpo-­‐Ascoti-­‐Fials-­‐Medici, Cgil-­‐Medici, Cimo, Cisl-­‐Medici, Fassid-­‐Area III, Fials, Fimmg, Sgb, Snami, Sumai) che nei giorni scorsi avevano manifestato il loro rammarico per l’impossibilità di comunicare con la Giunta. Un quadro di disagio condiviso da tutti i comparti: medici, veterinari, sanitari, dipendenti e convenzionati, personale infermieristico e del comparto, uniti nel lamentare “il mancato rispetto di norme e contratti, il proliferare di reclutamento di personale con contratti di lavoro atipico e addirittura attraverso cooperative, le scarse risorse economiche aggiuntive e molte sottratte a quelle stanziate nei contratti, a scapito sia delle condizioni di lavoro dei professionisti della sanità, sia dei diritti e dei bisogni dei cittadini, le condizioni lavorative esasperate in molti delicati settori dell’assistenza, tanto ospedali e quanto territoriali, in grande parte dovute a modelli organizzativi inattuali”.

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