“Nell’indagine Aemilia si assiste alla rottura degli argini” da parte della criminalità calabrese in Emilia dove “la congrega è vista entrare in contatto con il ceto artigianale e imprenditoriale reggiano, secondo una strategia di infiltrazione che muove spesso dall’attività di recupero di crediti inesigibili per arrivare a vere e proprie attività predatorie di complessi produttivi fino a cercare punti di contatto e di rappresentanza mediatico-istituzionale”.
E’ questo, secondo il Gup Francesca Zavaglia, il salto di qualità dell’inchiesta sulla ‘Ndrangheta della Dda di Bologna.
Lo si legge in uno dei passaggi chiave delle 1390 pagine della sentenza del processo concluso ad aprile con 58 condanne in abbreviato, 17 patteggiamenti, 12 assoluzioni e un proscioglimento per prescrizione. Dato caratterizzante è proprio “la fuoriuscita dai confini di una microsocietà calabrese insediata in Emilia, all’interno della quale si giocava quasi del tutto la partita, sia quanto agli oppressori che alle vittime”. Lo riporta l‘Ansa.
Processo Aemilia, il Gup: “La ‘ndrangheta ha rotto gli argini, ampi contatti con gli imprenditori locali”
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