Un utilizzo conservativo dell’ossigeno nei pazienti critici ricoverati in terapia Intensiva riduce del 43% la probabilità di morte. Questi risultati dello studio condotto tra il 2010 e il 2012 dai professionisti della Struttura Complessa di Terapia Intensiva del Policlinico di Modena, diretta dal prof. Massimo Girardis. Lo studio, primo di questo genere, ha permesso di proporre un protocollo che indica il corretto dosaggio in
base al quadro clinico del paziente adulto. È stato presentato in anteprima nella sessione dei trial clinici più rilevanti per il 2016 del congresso della Società Europea di Terapia Intensiva il 5 Ottobre 2016 ed è stato pubblicato sul numero di ottobre della rivista JAMA (Journal of American Medicale Association), il periodico dell’Associazione Medica Americana, uno dei più prestigiosi organi scientifici al mondo, ricevendo subito decine di migliaia di visualizzazioni che lo hanno posizionato tra gli studi più rilevanti pubblicati sulla rivista nell’ultimo anno (http://jamanetwork.com/journa
“La terapia con ossigeno – ha spiegato il prof. Massimo Girardis – interessa un elevato numero di pazienti adulti ricoverati in ospedale e l’uso dell’ossigenoterapia è raccomandato come primo intervento in gran parte delle linee guida internazionali per il trattamento di condizioni critiche come l’arresto cardiaco il politrauma e le patologie neurologiche acute ma anche per condizioni meno critiche come la polmonite e l’edema polmonare. Nelle linee guida, però, non è precisato quale è la dose corretta di ossigeno e quali sono i possibili effetti collaterali correlati ad un utilizzo inappropriato di tale terapia. Il nostro studio ha avuto proprio lo scopo di valutare questo dosaggio e abbiamo dimostrato che controllando rigorosamente la dose di ossigeno, riusciamo a definire il dosaggio migliore che determina un’importante miglioramento della sopravvivenza”.
I dati dello studio
Lo studio condotto dall’equipe della Terapia Intensiva Polivalente dell’Azienda Ospedaliera Universitaria di Modena tra il 2010 ed il 2012 ha arruolato oltre 400 pazienti ed ha dimostrato che una scrupolosa e conservativa somministrazione di O2 nei pazienti ricoverati per più di 72 ore in Terapia Intensiva migliora la sopravvivenza di circa il 45% rispetto ad un uso non regolamentato e più liberale dell’O2 terapia. “I risultati dello studio – conclude Girardis – dovranno essere confermati da studi successivi condotti in maniera multicentrica ma la strada indicata e l’impatto della ricerca Modenese sulla salute dei pazienti è molto rilevante. Infatti se il protocollo proposto dalla nostra ricerca venisse adottato nei circa 100 mila pazienti ricoverati in ciascun anno nelle terapie intensive italiane potremmo avere circa 8 mila morti evitate”.
Lo studio è stato condotto grazie alla collaborazione di tutta l’equipe clinica medico-infermieristica della Terapia Intensiva e di importanti centri di ricerca Italiani ed internazionali come Ancona, Roma e Londra.