Lui è un giovane di Cavezzo, ex studente dell’Istituto Luosi di Mirandola, ragazzo della Bassa che dopo la laurea in Legge sta proseguendo gli studi a Londra e che quando torna qui ha piacere di vedersi con gli amici e fare cose come andare in discoteca con loro. Peccato però che l’altra sera si sia trasformata in un incubo per lui, che è stato indirizzato a entrare in una discoteca modenese da una porta diversa da quella in cui entravano i suoi amici, da quella in sembra a entrassero tutti tranne lui. Lui che, a differenza dei suoi amici, ha la pelle nera.
“Razzismo” è la prima cosa che pensa. “Razzismo” è la prima cosa che pensano i suoi amici. Passa qualche ora e lui, che si chiama Abi Zar, scrive un post durissimo per raccontare i fatti. Un post che ha fatto il giro del web, condiviso anche dalla show girl Selvaggia Lucarelli, con a corredo una storica immagine del separatismo imposto ai colored negli Stati Uniti fino a qualche decennio fa.
“La notte tra venerdi 13 e sabato 14 Gennaio 2017 è successo qualcosa di talmente grave che ho deciso di non ignorarla ma di denunciala pubblicamente.
Sono tornato in Italia per una breve vacanza con l’intento di stare con la famiglia e gli amici, cosí in una serata come le altre ho deciso di andare a ballare in compagnia.
Eravamo 4 maschi ed una femmina.
Il locale in questione contava due ingressi: uno vuoto dove nessuno era in fila e l’altro invece usato dai clienti.
Logicamente il nostro gruppo si avvicina all’ingresso usato da tutti ma al momento di andare a prendere il ticket dalla ragazza fuori, il buttafuori si avvicina a noi e mettendosi davanti mi mette la mano sul petto e mi ferma: “Devi usare l’altra entrata”.
Cosí si rivolge a me con voce ferma. Io subito mi sono girato verso la mia amica convinto che probabilmente era una di quelle serate dove le donne avevano l’ingresso separato per entrare prima degli uomini.
“Ma dici a lei?” risposi indicando la mia amica dietro di me.
“No, tu devi entrare da quell’entrata lí” mi rispose lui con voce ancora piú rigida e indicandomi il secondo ingresso completamente deserto.
In quel momento ho iniziato a sentire un misto di emozioni negative che onestamente faccio fatica a descrivere.
“Ma perché?” chiesi con uno sguardo perplesso e incredulo. “Perché? che vuol dire? Io sono con i miei amici”
“Mi dispiace, è la regola.” Ribatte di nuovo il buttafuori.
Nei secondi successivi io e i miei amici si siamo guardati increduli e stupiti di quella che era “la regola”. Insomma eravamo quattro ragazzi e una ragazza… vestiti normali e con grandi sorrisi pronti a passare una serata insieme. Nota degna di rilevanza a questo punto è che io sono un uomo di colore nero; peró davvero, é questo ció che sta succedendo?
Mi stavano davvero dicendo di usare un’altra entrata riservato ai neri?
Dopo i miei e i nostri continui perché, le risposte standard dal buttafuori (a sto punto un pó in imbarazzo) sempre sul “è la regola”, si avvicina il ragazzo che mette i braccialetti all’entrata e gli dice “dai, per questa volta fallo passare”.
Il senso di incredulità era totale, la rabbia saliva e l’umiliazione si faceva strada.
Possibile che nel 2017 “i neri” abbiano un ingresso diverso dai “bianchi”?
Assordo, inammissibile, vergognoso. Il mio caro amico mi disse all’orecchio “io mi vergogno di essere italiano” ma io di che cosa mi dovevo vergognare? Sono italiano e vengo trattato come si tratta un animale?
Inizialmente volevo lasciare stare ma sarei stato ipocrita. Sono laureato in giurisprudenza, sto facendo un master in diritto internazionale a Londra ed ho da sempre la voglia e speranza di migliorare le cose combattendo anche e soprattutto le discriminazioni.
Lasciare perdere sarebbe significato tradire tutto quello per cui ho lavorato fino ad ora, i miei principi e i valori per me sacri. Lasciar perdere significherebbe dare forza e questo tipo di trattamento e di regole.
Io che pago per entrare in un luogo pubblico non posso in un alcun modo essere soggetto ad un atto di puro razzismo cosí ingiustificato e umiliante.
Lotteró in ogni modo legale possibile per far sí che chi abbia pensato una regola del genere e il locale che lo applica non lo possa piú fare. NON PUÓ ESISTERE!
Sono molto deluso, triste, e mi sento ripudiato dal paese che dovrebbe rappresentare casa mia ma che raramente lo è stato e ormai non lo è piú.
Al di lá delle opportunitá lavorative, se me ne sono andato é stato anche per via di questi episodi sempre piú frequenti, e in questo momento non credo di essere mai stato cosí felice di abitare a Londra”
On line arriva anche la replica del locale
“Scriviamo il presente messaggio perché mossi dalla polemica che abbiamo visto prendere toni sempre più accesi sui social in queste ultime ore. In altri casi avremmo preferito lasciar perdere per non dare ulteriore adito a delle voci che sono faziose e infondate, ma data la gravità delle imputazioni e la nostra totale estraneità e infondatezza intendiamo chiarire la nostra posizione una volta per tutte: ci riferiamo, ovviamente alle assurde accuse di razzismo verso la nostra struttura.
(Abbiamo) sempre avuto due principi fondamentali: il primo – la creazione di un ambiente accogliente e divertente per un pubblico universitario trasversale, e abbiamo sempre puntato a includere piuttosto che a escludere; e secondo ma non meno importante – il rispetto verso ogni persona e cliente e, come molti nostri amici, collaboratori e clienti abituali possono confermare, qualsiasi sia la sua provenienza o etnia, come è evidente anche dalle foto del locale, accessibili online.
Siamo quindi sorpresi da un’accusa che non ha senso, è grave e ci offende per l’impegno professionale che mettiamo in questo lavoro e in questa organizzazione da anni, accusa nata probabilmente da una molto più comune incomprensione all’ingresso del locale.
Ingresso che, per altro, è gestito da persone altamente professionali, in grado di fornire qualsiasi informazione il cliente desideri ricevere come ad esempio che, come in molti locali della zona, vi sono file dedicate ai clienti in lista, file dedicate ai clienti che hanno prenotato un tavolo e file dedicate a chi, non avendo effettuato prenotazioni pagherà il biglietto “intero” per accedere.
Non c’è nessun intento discriminatorio da parte nostra ma solo il tentativo di premiare e privilegiare i clienti più affezionati che si mettono in lista per entrare o che arrivano prima di un determinato orario.
Confidiamo di poter avere un confronto più maturo con chiunque abbia avuto dei disservizi in passato e di poter lavorare insieme per risolvere eventuali incomprensioni.
In ultimo, visto l impegno professionale che molte persone dedicano a questo progetto non tollereremo quelle che sono, a tutti gli effetti, delle calunnie e in caso tornassero a ripetersi affideremo la questione al nostro legale di fiducia”.