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Aimi (Fi): “Siamo sotto assedio. Gli stranieri sono l’11%, ma commettono quasi il 60% dei reati più ‘odiosi’.

da | Feb 16, 2017 | | 0 commenti

“Siamo sotto assedio. Gli stranieri sono l’11%, ma commettono quasi il 60% dei reati più ‘odiosi’. E’ la valutazione sullo stato della criminalità del modenese che fa Enrico Aimi, consigliere regionale di Forza Italia. Aimi è entrato in possesso dei dati 2014 dei reati commessi nella nostra provincia. “Purtroppo informazioni più recenti non sono ancora state elaborate dal Ministero dell’Intern – racconta – La fotografia però è tanto chiara quanto allarmante”.

“Nel modenese – prosegue l’analisi –  sono stati commessi nel 2014 ben 7 omicidi, due eseguiti da italiani e 5 da stranieri, mentre in “parità” si registrano le violenze sessuali 23 a 24 e le ricettazioni 166 a 169. In questa classifica gli immigrati dimostrano una particolare ‘abilità’ in tre ambiti: lo spaccio degli stupefacenti con 460 denunciati a 164, nei reati predatori 748 furti a 684 e nelle rapine 119 a 90. Dati che, in percentuale, fanno emergere con ancora più forza il quadro allarmante. Gli stranieri commettono il 74% dei reati legati alla droga, il 71% degli omicidi, il 57% delle rapine e il 52% dei furti. Sommando i dati di questi 5 reati, tra i più odiosi e che più allarmano i cittadini, scopriamo che 1356 su 2319 sono commessi da stranieri, pari al 58,50%. 
È bene ricordare – chiosa Aimi – che in Provincia di Modena, al 1 gennaio 2016, abbiamo 702.481  cittadini di cui 92.169 immigrati. In pratica l’13% della popolazione commette poco meno del 60% dei reati che maggiormente creano insicurezza. 

A tale proposito ieri è stata presentata una risoluzione alla Giunta della Regione Emilia Romagna di cui c’è in allegato copia del testo

 

Al Presidente

dell’Assemblea Legislativa

Simonetta Saliera

Sede

 

 

RISOLUZIONE

 

 

L’Assemblea Legislativa dell’Emilia Romagna;

 

Premesso che:

 

–      A fine gennaio 2017, in occasione dell’inaugurazione dell’Anno Giudiziario, il procuratore generale della Repubblica nel suo discorso, ha puntato l’attenzione sulla tesi della “lavanderia giudiziaria” tale per cui alcuni cittadini stranieri, viste le condizioni particolarmente “agevolanti” della giustizia italiana, preferirebbero scontare la loro pena in Italia piuttosto che nel loro Paese di origine: ciò avverrebbe, in particolare, per i cittadini dell’Est Europa (spesso di origine romena) che chiederebbero di scontare in Italia le pene non solo inflitte nel nostro Paese ma anche le pene inflitte all’estero;

 

–      Tali richieste deriverebbero da una sorta di differenza di trattamento e da tutta una serie di “benefici” che sarebbe possibile ottenere nel nostro Paese: in Romania, per esempio, non esisterebbe l’istituto della liberazione anticipata che invece in Italia può portare a consistenti sconti di pena. In altre parole, ha sottolineato il procuratore, la commissione di delitti in Italia appare come una operazione più lucrosa e meno rischiosa che in Patria;

 

Evidenziato che

 

–      La popolazione carceraria di origine straniera – in particolare magrebina – nel nostro Paese appare in costante aumento e a ciò si accompagna il rischio, pure da più parti evidenziato, di una radicalizzazione ideologica dei detenuti di religione islamica;

 

–      Il numero complessivo di detenuti nelle nostre carceri (aggiornato al 31 gennaio 2017) è di 55.381 di cui 18.825 stranieri pari al 34% della popolazione carceraria;

 

–      I dati della popolazione straniera carceraria, aggiornati al 31 gennaio 2017 e riportati sul sito del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria (DAP), mostrano anche quali siano le nazionalità maggiormente “rappresentate”. Attualmente, sono 2486 i detenuti di origine albanese (13,2% sul totale degli stranieri detenuti), 3359 quelli di origine marocchina (17,8% sul totale degli stranieri detenuti), 2725 i detenuti di origine romena (14,5%), 2041 i detenuti tunisini (10,8%):

 

–      Sempre rinviando ai dati pubblicati sul sito del DAP per approfondimenti, a titolo esemplificativo i dati della sola Regione Emilia-Romagna parlano di 3330 detenuti presenti nelle carceri della nostra regione di cui 1629 stranieri (il 48% del totale);

 

–      I detenuti stranieri “spiccano” per reati legati a violazioni del Testo Unico sugli stupefacenti (6922 detenuti in tutta Italia), per reati contro il patrimonio (8607) e contro la persona (6751);

 

–      su questi e molti altri aspetti bisognerebbe interrogarsi seriamente e aprire un dibattito che porti a soluzioni condivise al di là di ogni qualsivoglia condizionamento di carattere ideologico;

 

Rilevato che:

 

–      Alla luce di tali dati, appare evidente la necessità di mettere in pratica politiche mirate ed efficaci per rimpatriare gli stranieri affinché scontino la pena nel loro Paese di origine (cominciando da quelli condannati in via definitiva che sono ben 10.916), piuttosto che varare leggi che depenalizzano i reati e, periodicamente, ricorrere a provvedimenti “svuotacarceri”;

 

–      Il costo stimato per lo Stato italiano per mantenere i detenuti nelle nostre carceri sarebbe di un miliardo di euro l’anno (dato 2013): costi che potrebbero essere evitati facendo, appunto, scontare la pena nel Paese di origine del detenuto (ammesso che sia un Paese dove non vengano violati i diritti umani);

 

–      Questa possibilità è prevista infatti dalla convenzione di Strasburgo del 1983, ratificata dall’Italia che ha via via sottoscritto una serie di accordi bilaterali con alcuni Paesi tra cui l’Albania (firmato a Roma nel 2002, l’accordo prevede, tra l’altro, che lo Stato di esecuzione presti il proprio consenso solo dopo aver sentito il parere della persona condannata) e la Romania (firmato a Roma nel 2003, l’accordo prevede che si possa procedere anche senza il consenso del condannato che deve comunque essere sentito);

 

 

–      Mancano comunque all’appello accordi con il Marocco e la Tunisia (le cui nazionalità sono tra quelle maggiormente rappresentate nelle nostre carceri); anche per quanto riguarda gli accordi sottoscritti, non sembra esistano report sufficientemente esaustivi per stabilire quanto questi accordi vengano applicati e con quale efficacia;

 

Atteso che:

 

–      Una situazione evidentemente critica sotto il profilo della sicurezza e che ben può essere analizzata anche a livello di singole province: a titolo esemplificativo – ma non esaustivo – nella provincia di Bologna, nel 2014, sono stati denunciati (o arrestati) 2110 stranieri per furti dei quali 973 avvenuti in esercizi commerciali (su un totale complessivo di 3237 pari al 65% del totale), 479 per ricettazione (su un totale di 732 pari al 65%), 845 per reati di droga (su un totale di 1184 pari al 71% del totale), 70 per violenza sessuale su un totale di 117 (pari al 59% del totale). In tutto, su 23.678 denunce o arresti, 12.071 afferiscono a persone straniere (pari al 51% del totale) – dati Ministero dell’Interno -; critica anche la situazione nella provincia di Modena dove, nel 2014, sono stati denunciati (o arrestati) 4450 stranieri su un totale di 10.186 (pari al 43,6% del totale);

 

 

IMPEGNANO

La Giunta regionale

 

–      A sollecitare il Governo nazionale affinché proceda a una verifica dell’applicazione degli accordi già in essere al fine di valutarne l’efficacia o evidenziarne criticità;

 

–      Ad agire presso le sedi opportune sollecitando il potenziamento delle politiche di rimpatrio degli stranieri detenuti, anche attraverso la stipula di accordi specifici, affinché gli stessi scontino la pena nel loro Paese di origine, oltre a sollecitare misure efficaci di rimpatrio anche per gli stranieri “solo” denunciati per reati reiterati;

 

–      Ad aprire e sollecitare un dibattito in tal senso nelle sedi deputate, anche attraverso l’azione del presidente della Conferenza Stato Regioni, al fine di sgravare il nostro Stato dai rilevanti costi che derivano dal mantenimento dei detenuti stranieri nelle nostre carceri.

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