“Come è possibile che ad oggi, dopo ben 13 anni dall’ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri 3274/2003, che obbligava i proprietari, pubblici e privati, alla verifica sismica degli edifici di interesse strategico e delle opere infrastrutturali, e soprattutto dopo il verificarsi di alcuni terremoti, tra cui quello del 2012 che ci ha toccati direttamente, le verifiche non siano state completate”.
Se lo chiedono i consiglieri regionali del movimento 5 stelle Andrea Bertani e Raffaella Sensoli (capogruppo), autori di una lunga interrogazione sullo stato dei controlli antisismici sugli edifici strategici in Emilia Romagna, corredata di dati ricavati da alcuni accessi agli atti. I pentastellati chiedono tra l’altro “come sia stato possibile escludere 419 edifici o aggregati strutturali dalla proposta della Regione inviata al Dipartimento di Protezione Civile, e quali siano state le motivazioni e i criteri che hanno portato all’esclusione”; inoltre, di 675 edifici da monitorare, in base anche al recepimento da parte della Regione di una ordinanza della Protezione civile del 2007, Sensoli e Bertani ritengono “inaccettabile, per la sicurezza dei cittadini, che dopo tanti anni e dopo gli eventi del terremoto del 2012, siano state trasmesse solamente 602 pratiche su 675” e domandano alla Giunta “come intenda attivarsi per sollecitare i proprietari degli edifici o aggregati strutturali che hanno avuto ‘esito negativo’ (4), ‘hanno inviato trasmissioni parziali mai completate’ (10), oppure ‘sono in fase di chiusura dell’iter amministrativo’ (95) affinché verifichino i loro edifici e trasmettano celermente i dati”;
L’attenzione dei due consiglieri si appunta poi sulle cosiddette “schede di livello 0 dei 7.100 edifici e 700 ponti, ricevute a seguito della circolare del Capo del Dipartimento della Protezione Civile del 21/04/2010”, per sapere se “corrispondano alla totalità degli edifici e ponti esistenti sul territorio regionale, e se siano state aggiornate a seguito degli eventi del terremoto del 2012”. Gli interroganti si mostrano poi poco convinti dal fatto che, “anche se non previsto dalla legge, la Regione Emilia Romagna non abbia controllato né validato i dati rilevati tramite le schede di livello 0, ma le inoltri semplicemente al Dipartimento di Protezione Civile, perdendo così importanti informazioni sullo stato di salute delle opere del proprio territorio” e invitano la Regione a “pubblicare i dati relativi alle schede di verifica e informare i cittadini sullo stato di sicurezza degli edifici e aggregati strutturali presenti sul territorio regionale”.
La ricognizione dei due consiglieri era partita dagli obblighi previsti dall’Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri (OPCM) 3274/2003, “Primi elementi in materia di criteri generali per la classificazione sismica del territorio nazionale e di normative tecniche per le costruzioni in zona sismica”, che prevedeva la ricognizione “da effettuarsi a cura dei rispettivi proprietari, pubblici e privati, sia degli edifici di interesse strategico e delle opere infrastrutturali la cui funzionalità durante gli eventi sismici assume rilievo fondamentale per le finalità di protezione civile, sia degli edifici e delle opere infrastrutturali che possono assumere rilevanza in relazione alle conseguenze di un eventuale collasso”. Le risorse finanziarie destinate all’Emilia Romagna ammontavano a oltre 5 milioni e 487 mila euro. Sensoli e Bertani ricordano infine che la circolare 2010 del Dipartimento di Protezione Civile confidava in una “fattiva collaborazione di tutte le Amministrazioni coinvolte”. “Si tratta di una ricognizione di grande importanza, finalizzata alla puntuale conoscenza dello stato di rischio delle opere più importanti in caso di terremoto”, citano la circolare Sensoli e Bertani, su infrastrutture “fondamentali per le operazioni di protezione civile (ospedali, Prefetture, centri di comando, caserme dei Vigili del fuoco, grandi arterie di collegamento) o perché suscettibili di creare grandi danni o molte vittime in caso di collasso (costruzioni con grandi affollamenti, industrie a rischio , monumenti…)”.