Mea culpa in aula durante il processo Aemilia sulle infiltrazioni mafiose nella ricostruzione. Lo fa l’ex sindaco di Finale Emilia, Fernando Ferioli, ripercorrendo gli anni dal 2012 al 2015 quando in Comune c’era una gran fretta di ricostruire e si è capito che non sempre i progetti approvati avevano al momento del licenziamento tutte le carte in regola.
Ferioli, riporta la stampa, è stato interrogato ieri al processo che si sta tenendo a Reggio Emilia come testimone. Ricorda che all’ex capo dell’ufficio tecnico del Comune Giulio Gerrini (ora ai domiciliari dopo la condanna per abuso d’ufficio) aveva dato carta bianca perchè “mi fidavo”. Un errore, col senno di poi, visto che gli altri dipendenti comunali che hanno testimoniato ieri raccontavano di pressioni a far presto per approvare gli atti, c’era il rischio di perdere i finanziamenti e quindi anche se sul momento mancava qualche carta si procedeva lo stesso.
Nessun reato, in questo, ma di certo le procedure da seguire non erano quelle.
Altro vulnus sul suo operato Ferioli lo ammette sulla fiducia data ai costruttori Bianchini recriminando che avrebbe dovuto allontanarli subito non appena la ditta venne esclusa dalla white list. E quando Gerrini gli disse che la Ios, la nuova azienda costituita da Bianchini junior, aveva le carte in regola per lavorare, Ferioli ammette che sbagliò a non intervenire.
Perchè tutto questo? “Volevo vedere Finale Emilia ripartire, e mi fidavo del capo ufficio tecnico del Comune”.