La vera festa, per i carpigiani, è stato sentire di nuovo le campane suonare a festa, a cinque anni da quei drammatici giorni del maggio 2012 quando il terremoto squassò la Bassa. “Viviamo oggi un’emozione indefinita e profonda, che si manifesta in un’esplosione di gioia”. Così il vescovo di Carpi, monsignor Francesco Cavina, ha salutato i partecipanti alla cerimonia di riapertura al culto della cattedrale di Carpi, dopo che il segretario di Stato vaticano, cardinale Pietro Parolin, ha ufficialmente aperto questa mattina il portale maggiore del duomo. Come riporta l’agenzia Sir, la cattedrale, ha ricordato Cavina, “torna a essere un corpo vivo, e quindi a parlare e vivere integralmente la vita per la quale è stata voluta”, dopo essere rimasta in questi cinque anni “muta per le gravi ferite inferte dal terremoto”. “Oggi – ha aggiunto – la nostra cattedrale ritrova il suo senso. La voce festosa delle campane, il canto sacro che risuona tra le sue volte, la preghiera che s’innalza a Dio per mezzo di Cristo, l’odore dell’incenso che avvolge e impregna ogni angolo della Chiesa, lo splendore degli arredi sacri creano una bellezza” che “è al di sopra di tutto ciò che un artista può sognare”.
Cavina ha ringraziato “lo slancio ideale, appassionato, ingegnoso e creativo delle tante persone che hanno prestato la loro opera, orgogliose di offrire il loro contributo per la ricostruzione non di un edificio qualunque, ma della cattedrale di Santa Maria assunta, onore e vanto dei carpigiani”. Un ringraziamento anche “al concorso insostituibile e sinergico dello Stato, della Santa Sede, dell’8 per mille destinato alla Chiesa cattolica, dei tanti enti pubblici e privati” e “di numerosi semplici fedeli”. I carpigiani – ha sottolineato il vescovo – sono “un popolo che ha sofferto, ma che ha saputo reagire con dignità, coraggio e inventiva a una tragedia di grandi proporzioni”.
A fianco del cardinal Parolin, concelebrano i cardinali Bagnasco, Betori e Caffarra, 16 vescovi – tra cui gli arcivescovi Zuppi (Bologna), Ghizzoni (Ravenna-Cervia) e il vescovo emerito di Carpi Elio Tinti – e un centinaio di sacerdoti.