Il 25 aprile è festa nazionale, si festeggia la Liberazione dell’Italia dall’invasione nazi-fascista: c’era stata una guerra, chi l’ha vinta (la resistenza delle forze partigiane e degli alleati) e chi la ha persa (il governo fascista della Repubblica Sociale Italiana e l’occupazione nazista), e chi ha vinto festeggia. Ma ancora oggi non c’è condivisione,e gli animi si scaldano.
Accade così che a oltre 60 anni dai fatti in uno dei nostri Comuni che ha appena cambiato colore politico (ha vinto il centrodestra), cambi anche il modo di festeggiare questa ricorrenza della storia di Italia. A Finale Emilia, infatti, il Comune ha deciso di tenere lontano dal palco delle celebrazioni ufficiali l’Associazione partigiani Anpi. Sì, proprio l’associazione che raccoglie chi quella battaglia di Liberazione la fece in prima persona e la vinse, regalando all’Italia la democrazia di cui tuttora gode.
L’Anpi parla senza giri di parole di “Bavaglio” e scrive:
La sezione ANPI di Finale Emilia considera sbagliata e strumentale la decisione dell’Amministrazione comunale di non prevedere nella celebrazione della Festa della Liberazione un intervento della nostra associazione.
Sbagliata perché riteniamo che la Liberazione dal nazifascismo debba essere festeggiata con la partecipazione attiva di chi oggi, come l’ANPI, svolge il ruolo di custode della memoria e di garante dei valori di democrazia e libertà su cui si fonda la nostra Costituzione nata dalla Resistenza. A maggior ragione in un momento storico in cui il neo fascismo e la xenofobia riprendono vigore.
Strumentale perché non accettiamo che il ruolo dell’ANPI sia eclissato dietro alla motivazione che la Festa della Liberazione è un’attività istituzionale, e quindi prende la parola solo il Sindaco. Questa decisione è invece un atto unilaterale che risponde ad una scelta politica di chiusura nei confronti della nostra Associazione.
Il rispetto che nutriamo nei confronti di questa celebrazione ci impone di essere in ogni caso presenti alla manifestazione, ma lo faremo con un elemento distintivo come segno evidente della nostra indignazione nei confronti di questa decisione.